Flat tax, ecco chi ci guadagna in consiglio comunale

21 maggio 2018 | 10:52
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Flat tax, ecco chi ci guadagna in consiglio comunale

L’aliquota forfettaria, voluta dal governo giallo-verde, favorirebbe le classi più abbienti. Risparmi per decine di migliaia di euro per Bassi (Fi), Soragni (M5S) e Saccardi (Pd). Vantaggi anche per i Dem Manghi, Caselli e Terzi

REGGIO EMILIA – Quanto pagherebbero i consiglieri comunali di Reggio se fosse in vigore la Flat Tax? Molto meno, specialmente i più benestanti. Tutte, però, che verrebbero a mancare all’Erario, ponendo con forza il problema delle coperture dalla eventuale riforma. E’ stato infatti calcolato che provocherebbe una perdita di getto erariale fra i 40 e i 50 miliardi. Vi proponiamo una simulazione sulla base del reddito imponibile diffuso alla fine dello scorso anno dall’amministrazione comunale della città capoluogo. Facciamo finta che siano tutti single e senza figli, in modo che il loro reddito familiare coincida con quello dei consiglieri stessi.

Prendiamo in esame i consiglieri con i redditi più bassi. Secondo l’ipotesi Salvini, sarebbero esentati i democratici Christian Vergalli (3.172 euro) e Roberta Pavarini (3.972 euro), Nicolas Caccavo di Forza Italia (4.500 euro), e sempre nel Pd Emilia Davoli (4.076 euro) e Dario De Lucia ( 5.029 euro). Se invece venissero introdotti gli scaglioni che chiede il Movimento 5 Stelle, a tutti loro verrebbero concesse detrazioni forfettarie di 3mila euro, e l’imponibile del 15% si applicherebbe sulle poche centinaia di euro residue: nel caso di Vergall parliamo di 25,8 euro di tasse (il 15% di 172 euro). Oggi invece rientrano nello scaglione Irpef con aliquota del 23%. E Vergalli paga qualcosa come 730 euro.

Dopo il ritiro da Sala del Tricolore di Giuseppe Pagliani (condannato per il processo Aemilia), l’avvocato Claudio Bassi (Forza Italia) è al primo posto nella classifica dei “paperoni” con un reddito di 150.634 euro insieme all’avvocato Paola Soragni (M5s), seconda con 107.586 di imponibile mentre in terza posizione si colloca il promotore finanziario Pierluigi Saccardi ( Partito democratico), con 85.194 euro. Secondo l’ipotesi Salvini, Bassi pagherebbe poco meno di 22mila 600 euro (30.126 nel caso dell’ipotesi del 20%, come vorrebbe Di Maio), Soragni 16.138 (21.517 se si calcola il 20%) e Saccardi 12.780 (17mila euro nell’ipotesi pentastellata) (nella foto, da sinistra a desta, Saccardi, Sorgnai e Bassi).

Attualmente rientrano tutti nella fascia Irpef oltre i 75mila euro con aliquota al 43%: l’imposta dovuta è pari a 25,420 euro più il 43% sul reddito che supera i 75mila euro. Quindi è evidente che tutti e tre trarrebbero un enorme beneficio dalla Flat Tax dato che oggi pagano cifre da capogiro: Bassi quasi 58mila euro, Soragni 39.431 euro e Saccardi circa 30mila euro.

Evidenti vantaggi anche per consiglieri con reddito abbastanza elevato come i piddini Maura Manghi (ha dichiarato al Fisco redditi per 54.421 euro), Emanuela Caselli (49.754 euro) e Matteo Terzi ( 49.220 euro). Oggi rientrano nell’aliquota irpef del 38% (28.001-55.00 euro) e l’imposta dovuta è di 6960,00 + 38% sul reddito che supera i 28mila euro.  Con la Flat tax la notaia Manghi pagherebbe 8.163 euro senza deduzioni quando oggi ne paga circa 17mila: oltre il doppio.

Facciamo due conti infine sui redditi dei consiglieri che hanno un reddito medio-basso, come la maggior parte degli italiani. Con la Flat Tax si applicherebbe il 15% a Roberta Rigon (24.765 euro) di Forza Italia, Cesare Bellantani (19.488) della lista Magenta; Lucia Lusenti (25.005) di Sinistra italiana; Federico Montanari del Pd ( 19.445 euro) e alla pentastellata Alessandra Guatteri (25.785 euro). A tutti loro verrebbero riconosciute deduzioni a 3.000 euro per ogni componente della famiglia. Oggi tutti rientrano nello scaglione Irpef con aliquota al 27%: pagano 3.450 euro + 27% sul reddito che supera i 15.000.