Quando il Cappelletto divide i ristoratori reggiani

14 aprile 2018 | 15:56
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Quando il Cappelletto divide i ristoratori reggiani

Nella neoanata associazione del cappelletto reggiano, spiccano assenze illustri fra i soci fondatori. Forse era meglio scegliere un presidente super partes

REGGIO EMILIA – Non si può non notare che, nella neonata associazione del cappelletto reggiano, spiccano assenze illustri fra i soci fondatori. La presidente è Fulvia Salvarani, gestrice, insieme al marito Gianni D’Amato, del “Caffè arti e Mestieri” e, prima ancora, dello stellato “Rigoletto” di Reggiolo.

Nell’associazione sono indubbiamente presenti ristoranti importanti in questa provincia. Albergo Miramonti di Scaruffi Ettore-Elena & c.” Castelnovo ne’ Monti (RE), La “Badessa” di Casalgrande, “Arnaldo” di Rubiera, “Fattorie Canossa” di Reggio Emilia, “Il Bagnolo” a Bagnolo, l'”Osteria In Scandiano, la “Pause Atelier Dei Sapori” a Reggio, la “Locanda Piera” di Busana, il “Ristorante A Mangiare” di Reggio, il “Ristorante Bar La Montanara” di Ventasso e il “Ristorante Da Geremia” a Castelnovo Monti.

Ma ne mancano tanti altri tipo “Il Viandante”, “Marta in Cucina”, “Cà Matilde” (una stella Michelin),” Il Bosco”, il “Pozzo”, il “Prater”, il “Gioco dell’Oca”, il “Canossa”, “Cattini”. E potremmo andare avanti. Perché mancano? Perché non sono stati invitati, o perché hanno rifiutato? E’ forse perché, come presidente, è stata scelta una ristoratrice? Non era meglio trovare un personaggio super partes? Questo indebolisce l’associazione, perché evidentemente non è rappresentativa di tutti.

Senza contare che, su questo terreno, Reggio arriva molto dopo Bologna e Modena, che hanno dato vita a una gara dove i cuochi delle due province si sfidano da 7 anni a Palazzo Re Enzo a Bologna e viene nominato un cuoco vincitore. Ben vengano queste iniziative, ma che siano fatte bene e siano rappresentative di tutti.

Il Comune e la Provincia, che venerdì erano presenti a quel tavolo, dovrebbero stare attenti a non favorire alcuni ristoranti a scapito di altri. Il rischio è di alterare la concorrenza in un momento difficile in cui i ristoratori oggi fanno i salti mortali per fare quadrare i conti. Il cappelletto non deve essere un elemento divisivo, ma di unione fra i ristoratori reggiani. L’auspicio è che altri soggetti si uniscano alla neonata associazione.