Stranieri, in Emilia-Romagna sono in maggioranza cristiani: 47,5%

20 marzo 2018 | 16:25
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Stranieri, in Emilia-Romagna sono in maggioranza cristiani: 47,5%

È la fotografia che emerge dalla ricerca commissionata dalla Regione. E’ musulmano il 38,9%. L’assessore Saliera: “Così sfatiamo i luoghi comuni”

REGGIO EMILIA – Lungo la via Emilia, il 47,5% dei residenti di origine straniera e’ cristiano (253.000 persone di cui 158.000 ortodossi e 95.000 cattolici), mentre i musulmani sono il 38,9% del totale (182.000 persone, fonte Centro Idos 2018). La presenza ebraica e’ modesta nei numeri ma molto radicata dal punto di vista storico e culturale. È la fotografia che emerge dalla ricerca “I monoteismi in Emilia-Romagna”, una mappatura dei luoghi di culto e delle comunita’ religiose monoteiste non cattoliche realizzata dall’Assemblea legislativa della Regione in collaborazione con l’Universita’ di Bologna (Dipartimento di Storia, culture, civilta’ e Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa) e l’Osservatorio per il pluralismo religioso, il cui primo risultato e’ sfatare uno degli stereotipi piu’ diffusi sui cittadini di origine straniera ovvero che la quasi totalita’ sia musulmana: in Italia i cristiani sono oltre il 50% mentre i musulmani sono circa il 32% (fonte Centro studi Idos 2017).

“Dall’indagine – come ha precisato Giuseppe Ferrari, direttore del Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa – si vede come, negli ultimi 20 anni, l’Emilia-Romagna ha cambiato pelle: realta’ fortemente secolarizzata da un lato e approdo di differenti religioni dall’altro”. La ricerca ha messo in evidenza la complessita’ delle religioni analizzate. “Le comunita’ cristiano ortodosse e musulmane sono realta’ fortemente differenziate al loro interno – ha affermato Pino Luca’ Trombetta, coordinatore scientifico dell’Osservatorio sul pluralismo religioso – tra gli ortodossi ci sono tanti patriarcati a seconda della provenienza geografica, diversi islam a seconda del Paese di origine o del tipo di spiritualita’. Dobbiamo prendere atto di questa complessita’, forse e’ poco gratificante per i media, ma e’ l’unico modo per costruire una societa’ plurale”.

Ebraismo. In Italia sono 35.000 gli iscritti alle comunita’ ebraiche, a Roma sono 15.000 e a Milano 7.000. Tra Piacenza e Rimini sono attive quattro comunita’ ebraiche (Bologna, Ferrara, Modena e Parma) mentre sono 37 gli altri luoghi che parlano della storia e della vita ebraica in Emilia-Romagna. “Ci sono sinagoghe attive e sinagoghe storiche che sono diventate museo, come a Soragna, o galleria d’arte, come a Reggio Emilia- racconta Elisa Farinacci, dottoranda in Storia e antropologia all’Universita’ di Bologna- Ci sono ghetti, cimiteri, archivi e il campo di internamento di Fossoli”. La ricerca ha approfondito anche il tema del cibo e della certificazione kasher.

“Negli Stati Uniti il 40% dei consumatori sceglie prodotti kasher perche’ ritenuti piu’ affidabili, il fatturato kasher supera i 12,5 miliardi di dollari ma solo l’8% e’ assorbito dagli ebrei- aggiunge Farinacci- In Italia si sta sviluppando: attualmente ci sono 177 produttori certificati. Tra le aziende che hanno la certificazione kasher la Rustichelli di Faenza e il Parmigiano reggiano prodotto dall’azienda agricola Bertinelli”. Per quanto riguarda i cristiano-ortodosi si segnalano 65 realta’ di cui 52 con chiese stabili suddivise tra i diversi patriarcati, quattro luoghi di sepoltura (sezioni all’interno di cimiteri) e otto comunita’ informali. Tra le 52 chiese, 43 sono ospitate in chiese cattoliche e 14 si trovano a Bologna. “Sono mondi diversi anche se tutti ortodossi, una pluralita’ di chiese con diverse istituzioni di riferimento che riflettono la geografia dei Paesi di provenienza”, spiega Davide Carnevale, ricercatore in Diritti umani dell’Universita’ di Padova. Si stimano in media 90 fedeli durante le liturgie domenicali e 330 nelle principali festivita’.

“Si tratta di comunita’ che vivono soprattutto la domenica e per le grandi festivita’, come la Pasqua- continua Carnevale- Non e’ piu’ considerata la religione delle badanti come avveniva negli anni Novanta, ma piu’ della meta’ dei fedeli e’ rappresentata da donne e gli under18 superano il 23%: cio’ significa che stiamo parlando di una migrazione familiare con una visione stabile e continuativa in Emilia-Romagna”. Sono 33 i preti cristiano ortodossi stabili, 6 su 10 hanno tra 30 e 49 anni, il 74% e’ sposato, il 41% svolge professioni extraliturgiche. Rispetto ai patriarcati di afferenza, il 48% fa riferimento a quello di Romania, il 25% a quello di Mosca, il 13% a quello di Costantinopoli. Sono 168 i luoghi di culto islamici in Emilia-Romagna, di cui 53 in provincia di Bologna.

“Si tratta di una comunita’ stabile ma variabile nei centri- ha spiegato Martina Ferraro, ricercatrice del Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Universita’ di Bologna- I centri sono mobili per motivi legati alla proprieta’, si tratta di sedi in affitto che possono cambiare per questioni economiche, o per lo spostamento di persone in altre citta’ o Paesi”. In crescita, invece, l’associazionismo femminile. Un approfondimento ha riguardato la comunita’ pakistana in Emilia-Romagna, che conta circa 20.000 persone con grandi numeri in particolare tra Ferrara e Reggio Emilia (120.000 in Italia, e’ la decima comunita’). “Il Pakistan e’ il secondo Paese al mondo per cittadini di religione musulmana e il secondo per numero di sciiti- ha spiegato Ali Tanveer del Gris- L’immigrazione e’ iniziata a fine anni Ottanta e quasi subito si e’ manifestata l’esigenza di organizzarsi dal punto di vista religioso”.

In Emilia-Romagna sono piu’ di 20 i centri di cultura islamica aperti e gestiti dalla comunita’ pakistana: oltre alla preghiera, organizzano incontri settimanali per stare insieme, mangiare e formarsi su questioni islamiche e corsi per imparare a leggere il Corano o studiare l’arabo. “I dati contenuti in questa ricerca sono il nostro contributo a una discussione seria, non rituale e non falsata da luoghi comuni- ha detto Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna- Per farsi un’opinione basata sulla realta’, abbattere i muri di diffidenza e insicurezza e rendere piu’ accogliente e civile la nostra societa’”.