Case a “luci rosse” a Ponte Enza, quattro denunce

17 marzo 2018 | 08:49
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Case a “luci rosse” a Ponte Enza, quattro denunce

Favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione l’accusa mossa dai carabinieri di Gattatico a 3 uomini e una donna. Sudamericane e cinesi venivano contattate dai clienti sia grazie ad annunci online che grazie all’attività di compiacente intermediario

GATTATICO (Reggio Emilia) – Tre monolocali, sulla trafficata via Emilia, a Ponte Enza , erano stati adibiti a luoghi di prostituzione da parte del proprietario che, grazie ad altri complici, aveva realizzato delle vere e proprie “case a luci rosse” dove esercitavano la “professione” una decina di donne cinesi e sudamericane.

A scoprirlo i carabinieri di Gattatico che, con l’accusa di concorso di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, hanno denunciato un 69enne di Parma e i suoi tre complici: un 45enne di Collecchio (PR), un 70enne di Parma ed una cinese 42enne residente a Reggio. I monolocali (tra cui due sottotetti), lungo la via Emilia, erano frequentati da numerosi clienti di qualsiasi classe sociale che finiti in caserma, tra imbarazzo ed arroganza, sono arrivati anche ad invocare la privacy nel timore che la loro presenza in quei luoghi potesse essere scoperta da mogli e i familiari.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini dei carabinieri di Gattatico, le prostitute potevano contare sui locali messi loro a disposizione dal 69enne di Parma. Lì ospitavano i loro clienti che le contattavano rispondendo ad annunci sui siti online. Le prostitute potevano anche contare su una sorta di “servizio navetta h 24” svolto, dietro compenso, dal 45enne parmigiano che le accompagnava, in qualsiasi ora del giorno e della notte, dalle rispettive dimore alle case a luci rosse. I clienti meno avvezzi a internet venivano messi in contato con le prostitute “dall’intermediario”, ovvero il 70enne di Parma, che sempre dietro compenso favoriva i contatti tra prostituta e cliente.

Per aver certezza che ad accedere nelle “case chiuse” fossero i clienti e non i carabinieri nessuno poteva suonare il campanello. Le regole erano ferree e chiare: i clienti, una volta arrivati sotto le case a luci rosse, dovevano telefonare alla prostituta che apriva la porta d’ingresso certa di ritrovarsi il cliente. La cinese finita nei guai era invece affittuaria di uno degli appartamenti all’interno del quale consentiva la prostituzione a sue connazionali dietro compenso del 50% delle prestazioni sessuali che corrispondeva in parte al 70enne di Parma per pagare l’affitto.

Ed era proprio il prezzo dell’affitto, peraltro in nero, il vero business del proprietario delle case che decuplicava il valore del canone mensile richiesto alle prostitute rispetto al valore di mercato. L’attività dei carabinieri di Gattatico è stata avviata nel mese di marzo dello scorso anno a seguito di un controllo stradale lungo la via Emilia (nei pressi delle odierne case chiuse) del 45enne di Collecchio fermato con a bordo una prostituta. Si è scoperto che l’uomo stava portando la donna in uno degli appartamenti dove i successivi servizi di osservazione, eseguiti per settimane dai carabinieri, hanno permesso di scoprire l’attività di prostituzione.