Amianto, la Cgil rilancia sulla prevenzione e i processi

1 dicembre 2017 | 15:04
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Amianto, la Cgil rilancia sulla prevenzione e i processi

In città il convegno nazionale. Landini: “Paghi chi inquina”

REGGIO EMILIA – Da Reggio Emilia la Cgil riaccende i riflettori sul tema dell’amianto e delle sue vittime, puntando a ricostruire una cultura “della prevenzione e della responsabilita’”. Il primo tassello e’ il convegno nazionale di oggi nella citta’ del Tricolore, promosso dalla Camera del lavoro locale, quelle regionale e nazionale e l’associazione Afeva, che raggruppa i familiari di chi si e’ ammalato respirando eternit.

L’iniziativa prende le mosse dai numeri del fenomeno e, soprattutto, dagli esiti delle sentenze emesse in questi anni dalla Corte di Cassazione, che in molti casi hanno respinto le richieste di risarcimento avanzate dalle famiglie. In Italia sono oggi in corso una sessantina di processi con 1600 parti civili e 500 dirigenti e imprenditori imputati. Sul fronte sanitario, invece in Emilia-Romagna ci sono 2800 casi mesotelioma. A Reggio Emilia si registra il 7% del tasso di incidenza sugli uomini, che e’ il piu’ alto della regione, con 385 casi solo in citta’.

Sulle sentenze e’ il funzionario della Cgil reggiana Ciro Maiocchi a spiegare: “Il problema e’ che stiamo perdendo tutti i processi perche’ e’ cambiata la giurisprudenza e prevale una tesi che dal punto di vista scientifico era minoritaria qualche tempo fa”. “Ovvero quella della ‘dose killer’ in cui in pratica bisogna dimostrare a 30 anni di distanza che quella fibra e’ stata inalata proprio in quel momento dal determinato lavoratore che lavorava con la specifica impresa, una cosa impossibile”. Prosegue Maiocchi: “È vero che i giudici possono basarsi anche sulla precedente tesi scientifica- cosiddetta della dose cumulativa, ndr- ma noi poniamo il problema generale che i processi non possono essere vissuti in modo alternato e contrastante”.

Insomma, aggiunge Maiocchi, “i cittadini hanno bisogno di una giustizia solida e per questo i giudici devono sentire sul collo il fiato dell’opinione pubblica e noi puntiamo a costruire un movimento di base e unitario che fa vivere i processi anche dentro le comunita’ e non solo nelle aule dei tribunali”. In queste, invece, conclude Maiocchi, “dobbiamo costruire le condizioni perche’ epidemiologi giuristi e pubblici ministeri ragionino insieme per costruire un’alternativa a quella che oggi rischia di essere la fine dei processi penali per amianto”.

Sulla stessa linea Maurizio Landini, che nella segreteria nazionale della Cgil ha la delega all’amianto. “Questa iniziativa – dice l’ex leader della Fiom – vuole rimettere al centro il problema dell’amianto per ricreare una cultura delle responsabilita’ che devono essere colpite. Inoltre vogliamo costruire un lavoro che metta insieme le competenze necessarie per affrontare questo tema”.

Per Landini “si parte dal gestire le tante sentenze aperte che, come noto, hanno visto in questi anni orientamenti diversi da parte della Cassazione: vogliamo lavorare per comprendere i motivi di questi cambiamenti e affinche’ le sentenze portino giustizia e sostenendo il principio che chi inquina deve pagare non solo sul piano penale, ma anche su quello culturale”. Landini ricorda infatti: “L’amianto, anche se non ci sono piu’ le fabbriche, e’ presente in molti luoghi delle citta’ come le scuole. C’e’ il problema di rilanciare una cultura della prevenzione, anche perche’, ‘bonificare’ questa situazione, significa creare nuovo lavoro e un nuovo modo di vivere”.