Il processo alla 'ndrangheta |
Cronaca
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Aemilia, Muto: “Antonio Valerio? Era molto rispettato”

30 novembre 2017 | 17:33
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Aemilia, Muto: “Antonio Valerio? Era molto rispettato”

Il pentito parla del collaboratore di giustizia: “Aveva buoni rapporti con tutti”

REGGIO EMILIA – Il boss Nicolino Grande Aracri e il suo luogotenente Francesco La Manna avevano “molto rispetto” per Antonio Valerio. Che, nel mondo della cosca di ‘ndrangheta a giudizio nel processo Aemilia di Reggio, “era vicino a Blasco ed era riconosciuto nella nostra associazione”.

A tratteggiare i contorni di Valerio, nel frattempo diventato collaboratore di giustizia, e’ oggi Salvatore Muto che pochi mesi fa ha ugualmente deciso di tagliare i ponti con l’organizzazione mafiosa ed aiutare gli inquirenti della Ddda bolognese.

Proprio rispondendo oggi in udienza alle domande del pm Marco Mescolini, Muto, a cui sono state fatte vedere le foto di numerosi imputati chiedendo se li conoscesse, si e’ soffermato su quella di Valerio. Spiegando cioe’ che “era molto attivo, ha avuto a che fare con tutti” e presenziava alle cene e riunioni in cui si discutevano gli affari del clan.

Inoltre “veniva parecchie volte a relazionarsi con La Manna – capozona della provincia di Cremona – sulle vicende di Reggio Emilia”. Dalle parole di Muto emerge quindi un’immagine di Valerio in linea con quella che lo stesso ha dato di se. Valerio, descrivendo il suo ruolo nell’organizzazione, lo ha infatti sempre definito prestigioso anche senza essere stato formalmente “battezzato”, asserendo di godere di “uno statuto speciale” in virtu’ della partecipazione nei fatti di sangue degli anni ’90.

Muto ha parlato anche dei rapporti tra i numerosi imputati che portano il suo stesso cognome, precisando che solo con alcuni ha parentele e specificando che a Cutro esistono diverse “razze”, cioe’ famiglie Muto. Quanto all’imputato Antonio Floro Vito, afferma che selezionasse la manodopera per la ditta Brc spa di Genova, che lavoro’ anche alla ricostruzione delle zone emiliane colpite dal sisma del 2012. Qui gli operai, dice Muto, erano “come schiavi”.