La Cgil e la Soliani ricordano il professor Corghi

9 ottobre 2017 | 17:29
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La Cgil e la Soliani ricordano il professor Corghi

Mora e Rinaldini: “Sempre dalla parte degli strati sociali più deboli”. La presidente del Cervi: “Resistente per sempre”

REGGIO EMILIA – “La coerenza di Corrado Corghi nei diversi ruoli che ha ricoperto nella storia politica locale e nazionale è sempre stata segnata da una scelta sociale precisa: quella del sentirsi parte degli strati sociali più deboli”. Ricordano il professore recentemente scomparsoGuido Mora, attuale segretario della Camera del Lavoro e Gianni Rinaldini, segretario della Camera del Lavoro dal 1989 al 1996.

Aggiungono: “Fu partigiano, dirigente della Dc e in rapporto con i movimenti di emancipazione dell’America Latina, in particolare con l’emergere nella chiesa cattolica della Teologia della Liberazione. Diverse tappe di un lungo percorso sulla stessa strada. Abbiamo avuto come Camera del Lavoro diverse occasioni d’incontro e di collaborazione con lui per questo vogliamo salutarlo pubblicando l’intervento che ebbe modo di pronunciare durante il convengno organizzato dalla Cgil reggiana in occasione del trentennale dei fatti del 7 Luglio 1960 in cui lui raccontò il processo politico che portò a quei fatti come lo aveva visto dalla propria posizione”.

Ricorda la figura di Corghi anche Albertina Soliani, presidente dell’Istituto Cervi: “Le persone della mia generazione hanno avuto la fortuna di avere dei maestri e dei testimoni. Per me Corrado Corghi è stato uno di questi. Reggiano e insieme cittadino del mondo. Cattolico e insieme laico. Sempre aperto al confronto e al dialogo. Ha messo a disposizione la sua acuta intelligenza e il suo coraggio politico per gli obiettivi più arditi. Non ha avuto paura di affrontare sistemi politici quasi inaccessibili con il patrimonio di valori cristiani. Altri, come lui, in quegli anni hanno aperto vie nuove alla Chiesa e al mondo. Come Giorgio La Pira. Gesti e parole suoi che scandalizzavano coloro che volevano vivere tranquilli nei loro recinti. Guardando a lui noi giovani capivamo che si poteva osare di più, che si doveva osare di più. Con la sua esperienza di partigiano nella Resistenza aveva già tracciato la sua strada. Resistente per sempre”.