Fotografia europea nel segno della Rivoluzione

7 ottobre 2017 | 08:56
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Fotografia europea nel segno della Rivoluzione

Sarà il tema portante della tredicesima edizione, curata dal Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani

REGGIO EMILIA – Si è chiusa da pochi mesi l’edizione 2017 di Fotografia Europea con un bilancio positivo e una rete nazionale sempre più forte di sinergie, che hanno portato Reggio Emilia a dialogare con le più importanti istituzioni culturali della regione (Fondazione Mast di Bologna, Csac dell’Università di Parma, Collezione Maramotti e Fondazione Fotografia di Modena) e ad ospitare gli Stati generali della Fotografia promossi insieme al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.  La macchina organizzativa del Festival ha ora ripreso l’attività a pieno ritmo per preparare una nuova edizione 2018 sempre più ricca e innovativa.

“RIVOLUZIONI – Ribellioni, cambiamenti, utopie” sarà il tema portante della tredicesima edizione, curata dal Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani – composto da Marzia Faietti, Marco Belpoliti, Vanni Codeluppi, Walter Guadagnini, Gerhard Wolf – sotto la Direzione Artistica di Walter Guadagnini e in programma a Reggio Emilia nella primavera 2018. Lo annuncia il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi che afferma: “L’impegno è quello presentare un Festival sempre più attrattivo e di respiro internazionale, ripetendo e se possibile ampliando gli ottimi successi delle passate edizioni. Questa città ha puntato oltre un decennio fa su grandi mostre di fotografia, ottenendo – in tempi non facili per la cultura a livello nazionale – risultati importantissimi, sia di pubblico che di coinvolgimento di appassionati e artisti locali, come testimonia la stessa rete dell’Off. Una visione coraggiosa che stiamo ampliando e attualizzando ulteriormente nello sviluppare una rete di città, istituzioni e luoghi capaci di accendere una luce sulla forza e l’attualità del linguaggio fotografico. Gli Stati Generali della Fotografia, celebrati quest’anno alla presenza del Ministro Dario Franceschini, hanno fatto fare a FE2017 un altro passo in avanti, che si ripeterà anche nel 2018.

Il tema scelto – Rivoluzioni – è quanto di più attuale e contemporaneo perché permette di studiare, sviluppare e conoscere la storia, le espressioni artistiche, i passaggi socio-culturali recenti e quelli del passato, a seconda della declinazione che i protagonisti della prossima edizione vorranno interpretare”.

Il Presidente della Fondazione Palazzo Magnani, Davide Zanichelli, preannuncia una edizione con molte novità “La proposta espositiva e di approfondimento culturale di questa edizione del Festival sarà strutturata su molteplici livelli di lettura, multidisciplinari e inclusivi delle molte tipologie di pubblico. Ogni mostra e attività collaterale sarà un’occasione per sollecitare, anche grazie alle suggestioni offerte dal tema scelto, riflessioni e domande sulla lettura del nostro tempo e della contemporaneità. Un’attenzione particolare sarà rivolta da un lato alla costruzione di relazioni internazionali che consentiranno di aprire sempre più all’Europa e al mondo le potenzialità del Festival, e dall’altro al Circuito cittadino OFF e all’abbraccio che Fotografia Europea rivolge a tutta la città. Infine rivestiranno un ruolo centrale le attività formative ed educative”.

Il Direttore Artistico del Festival, Walter Guadagnini, spiega in dettaglio le valenze e le sfaccettature offerte da tema: “Il termine rivoluzione deriva dal latino revolutio, che trova a sua volta la radice nel verbo revolvere. La percezione comune e più diffusa del termine è quella, strettamente legata alla politica, della rottura violenta di un ordine costituito, in vista di un mutamento radicale dello status quo: la Rivoluzione francese e la Rivoluzione russa rappresentano i due momenti più noti ed esemplari di tale interpretazione. Due momenti che portano con sé anche l’aspetto paradossale del termine rivoluzione, inteso come momento che interrompe bruscamente un processo di cambiamento in atto – considerato troppo lento dai rivoluzionari, guidati spesso da una visione utopistica – e che dunque ha come conseguenza immediata un arresto dell’evoluzione (politica in questo caso) e non necessariamente una progressione.

Ma il termine rivoluzione – inteso come rinnovamento, non necessariamente traumatico – appartiene a ogni ambito del sapere e dell’agire umano, tanto che si parla di rivoluzione industriale (con particolare riferimento alla società europea del XVIII secolo), di rivoluzione digitale (nella quale ognuno di noi è coinvolto), di rivoluzione dei costumi (la più celebre, tra quelle recenti, è certo quella degli anni Sessanta del XX secolo), termini tutti che descrivono cambiamenti fondamentali, epocali, le cui tracce persistono ben oltre il momento della loro apparizione. Allo stesso modo, si parla anche di rivoluzione culturale, talvolta legata a quella politica (come nel caso compiuto, almeno per pochi anni , delle avanguardie russe, o dell’ambizione surrealista), talvolta più direttamente parte dell’evoluzione del pensiero e delle diverse forme artistiche. Inoltre, esiste anche un’accezione scientifica del termine, che rimanda nuovamente alla sua radice latina: è quella espressa da Copernico alla metà del XVI secolo nel suo trattato “De revolutionibus orbium coelestium”, dal quale prende avvio una nuova concezione del mondo. La rivoluzione, dunque, o meglio le rivoluzioni come momenti e pratiche della ribellione, del cambiamento, del rinnovamento, che possono avere un immediato riscontro, portare a conseguenze dirette, ma che possono anche mantenere quel carattere utopico che ne caratterizza spesso l’origine ideale, o quel carattere di ritorno su se stesse delle cose.

Come rappresentare allora fotograficamente la rivoluzione oggi, insieme e al di là del tradizionale reportage? E soprattutto, che significato può avere oggi il termine rivoluzione, in un mondo complesso, segnato da squilibri sociali sempre più marcati e dalle grandi migrazioni, fattori che minano la stabilità di intere aree geografiche e culturali? Chi è il rivoluzionario, oggi ? Difficile figurarsi l’epica di Che Guevara riportata nell’attualità, nel momento in cui il mito rivoluzionario è diventato icona funzionale ad ogni uso: forse anche in questo caso è necessario ripensare non solo le immagini, ma l’immaginario collettivo del mondo odierno. A tutte queste possibili interpretazioni e suggestioni è dedicata la nuova edizione di “Fotografia Europea”, un’edizione che può dunque porsi sotto l’egida della “rivoluzione dello sguardo e della visione” conseguente proprio alla nascita della fotografia (che venne salutata come “un’arte nuova in mezzo a una vecchia civiltà”, in perfetta condizione rivoluzionaria dunque), e che anche oggi segna le pratiche della fotografia all’epoca della rivoluzione digitale. Ma la rivoluzione digitale è una vera rivoluzione, o si tratta solo di un’evoluzione?”