La Fornace di Fosdondo al via col vento in poppa

6 giugno 2017 | 08:57
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La Fornace di Fosdondo al via col vento in poppa

Ripartiti in Workers buyout segnano un utile di oltre 10mila euro nei primi tre mesi

CORREGGIO (Reggio Emilia) – Parte con il piede giusto la Fornace di Fosdondo che approva il bilancio dei primi tre mesi e mezzo di attività con un valore prodotto pari a 1 milione e 350mila euro e un utile netto di 10.600 euro. Una bella soddisfazione per i 20 soci e dipendenti della storica Fornace che faceva parte del gruppo Unieco ripartita grazie a investimento di circa 450mila euro messo a disposizione da Boorea Sc, Cfi e Coopfond, grazie a Unieco che ha rinunciato a esigere crediti per 800mila euro, ma soprattutto grazie all’impegno dei lavoratori che hanno investito in questa avventura di Workers buyout la loro mobilità per ripartire con una nuova cooperativa.

La passione per il “quadrel” (il mattone in dialetto reggiano) impastato con le argille di Fosdondo sta dando ragione a loro che circa un anno fa, giunti al capolinea, si sono guardati in faccia e hanno deciso di continuare una storia iniziata nel 18. Costi quel che costi.

Una passione che oggi, a più di cinquant’anni dalla ricostruzione post bellica di una antica fornace, con un forno tubolare, continua a produrre buoni mattoni per costruire e tante soluzioni innovative in grado di coniugare la tradizione del facciavista con le odierne necessità progettistiche. Soluzioni che nascono da una passione che anno dopo anno si coniuga con la ricerca e con il dialogo continuo con il mondo universitario ma anche con i progettisti e gli utilizzatori. “Ci sentivamo legati a questa esperienza – spiegano Corrado Ferri e il presidente Ettore Sassi – e non abbiamo voluto disperdere le professionalità che sono costruite i tanti anni di attività. Siamo ripartiti lanciando un prodotto nuovo, brevettato, e stiamo sviluppando altri prodotti per cecare linee commerciali diverse”.

Si chiamano workers buyout, ovvero dipendenti che acquistano l’azienda per cui lavorano (in gergo finanziario il buyout è un’operazione di investimento per cui un’azienda è acquisita da un gruppo di manager, che quindi diventano manager-imprenditori) e stanno risollevando le sorti di molte cooperative.

“Con i Wbo – dice Luca Bosi, presidente di Boorea Sc, la finanziaria cooperativa che sostiene le nuove imprese –  siamo di fronte a un  meccanismo capace di integrare politiche del lavoro e politiche di sviluppo, per contrastare il declino industriale causato dagli effetti della crisi. Alla base del successo di un Wbo vi è innanzitutto, la volontà di adesione dei lavoratori. Non è quindi una misura assistenziale: il Wbo deve non solo poggiare su un mercato capace di assicurare ricavi, ma deve sapere sfruttare il know-how dei lavoratori interessati a rilevare l’impresa, anche rischiando in prima persona in veste di imprenditori”. Le esperienze reggiane sono esemplari, insieme sviluppano un fatturato di 30 mln di euro e hanno salvato 200 posti di lavoro.

Un’altra citta, Piacenza. Un altro settore, quello della panificazione e un’altra storia: quella di Panificio Cooperativo, nuova realtà cooperativa piacentina che ha ripreso la produzione proprio la settimana scorsa.  Si tratta sinora dell’unico caso italiano di forno a conduzione cooperativa in cui sono gli stessi 8 soci lavoratori i proprietari e gestori dell’attività. Alcuni di loro erano soci di una cooperativa che operava nello stesso settore e dopo la messa in liquidazione hanno riprogettato insieme il loro futuro lavorativo: “Con Panificio Cooperativo – racconta il direttore della nuova coop Luigi Ronda – siamo riusciti a sostenere investimenti che ci hanno consentito un parco macchine di ultima generazione, adeguato a garantire una struttura organizzativa adatta ai nostri obiettivi. Oggi possiamo mantenere il presidio effettivo su tutti i settori quello produttivo, organizzativo e gestionale”.

Al capitale sociale della nuova cooperativa, Boorea Sc ha partecipato con un gettone da 30mila euro e un finanziamento di 20mila euro. Risorse importanti per immaginare una produzione che ambisce a tenere assieme qualità e cura autenticamente artigianale con una gamma di prodotti ampia e diversificata: non solo ricette tradizionali ma anche pani regionali o con farine speciali, un’ampia scelta di focacce e pizze e grissini artigianali, e inoltre una linea dolce articolata fatta di biscotteria e piccola pasticceria, dolci stagionali e torte più classiche.