Crisi coop edili, al top dell’euforia in molti preferirono non vedere

12 aprile 2017 | 19:01
Share0
Crisi coop edili, al top dell’euforia in molti preferirono non vedere

Quindici anni fa i prodromi del disastro erano già tutti lì: sarebbe bastato solo fare un po’ più di attenzione ai dettagli e ai particolari

REGGIO EMILIA – La colata di cemento, che ha avvolto questa città a cavallo fra gli anni Novanta e Duemila e ha contribuito a devastare le finanze del mondo cooperativo edile, con manager che si sono messi a fare gli immobiliaristi invece che i costruttori, è stata oggetto di critiche, spesso feroci, solo negli ultimi anni.

Bisogna dire che all’inizio degli anni Duemila chi criticava, per esempio, il dissennato investimento di Parco Ottavi dove la Cmr voleva costruire una sorta di Reggio 2, veniva attaccato e deriso come un profeta di sventure e un rompiscatole ambientalista. Chi scrive ricorda di battaglie combattute dalla allora Margherita in consiglio comunale che su quell’area arrivò perfino a minacciare la crisi di giunta pur di disinnescare, almeno in parte, il folle investimento immobiliare.

Eppure allora, occorre dirlo, parco Ottavi sembrava una meraviglia a molti. In pochi ne evidenziavano i problemi e in tanti ne magnificavano la bellezza in una Reggio che pareva lanciata come un missile per raggiungere l’assurda quota di 200mila abitanti. Chi scrive, per ragioni anagafiche, si occupò spesso, evidenziandone le criticità, di quella operazione edilizia su un quotidiano che oggi non esiste più, Ultime Notizie (e forse non è un caso), che dava parecchio fastidio all’establishment locale.

Altri preferivano assecondare il mainstream della coppia Spaggiari-Malagoli, rispettivamente sindaco e assessore all’urbanistica di allora, che, come un mantra, continuavano a magnificare le magnifiche sorti e progressive della nostra città. Ma tant’è, allora andava così. Tutti facevano affari. Gli oneri di urbanizzazione entravano copiosi nelle casse comunali, gli istituti di credito si ingrassavano con i prestiti concessi alle aziende edili, le coop costruivano e guadagnavano, la pubblicità entrava nei giornali e tutto girava per il meglio.

Nessuno vedeva quello che accadeva: il consumo del suolo, la cementificazione, il fatto che si era persa di vista la gestione caratteristiche delle coop edili, il problema che una città che passa da 120 a 170 mila abitanti in pochi anni esplode e così via. Finché giravano i soldi, andava tutto bene. Poi è arrivata la crisi e oggi sono tutti bravissimi a lanciare pietre contro chi, solo quindici anni fa, veniva incensato a livello politico e imprenditoriale. Eppure, a ben guardare, i prodromi del disastro erano già tutti lì: sarebbe bastato solo fare un po’ più di attenzione ai dettagli e ai particolari.