Tentato furto salma Enzo Ferrari, arresti anche a Reggio Emilia

28 marzo 2017 | 18:09
Share0
Tentato furto salma Enzo Ferrari, arresti anche a Reggio Emilia

Il nucleo investigativo dei carabinieri reggiani ha eseguito diversi provvedimenti restrittivi stamattina in provincia

REGGIO EMILIA – Sono 23 le persone arrestate dai carabinieri, di cui quattro ai domiciliari, nell’ambito di una operazione compiuta stamattina, con l’impiego di 300 militari, che ha consentito di smantellare una banda specializzata nel traffico di droga e armi tra il nord Italia e la Sardegna, oltre che in rapine e ed estorsioni tra cui il tentativo di furto della salma di Enzo Ferrari dal cimitero di Modena.

In totale sono 45 le persone coinvolte nelle indagini: per dieci di queste è stato disposto l’obbligo di dimora mentre gli altri sono stati denunciati a piede libero. L’organizzazione criminale aveva base a Orgosolo, nel Nuorese, con ramificazioni a Parma, Reggio Emilia, Modena, Lodi, Grosseto, Mantova e Padova. A capo della banda, secondo quanto accertato dagli inquirenti, Giovanni Antonio Mereu, 46 anni di Orgosolo ma residente a Traversetolo (Parma) che aveva anche stretto importanti e stabili legami con la criminalità calabrese.

I legami con il Reggiano
In particolare, per quel che riguarda la nostra provincia, Antonino Modaferri, 37 anni, di Parma, è stato raggiunto dal provvedimento restrittivo nel carcere di Reggio dove era detenuto per altro motivo, Marco Arzu, 33 anni, residente a Montefiorino è stato raggiunto dal provvedimento restrittivo degli arresti domiciliari a Casalgrande dove è domiciliato, Antonio Giordano, 52 anni, è stato raggiunto dal provvedimento dell’obbligo di dimora a Gattatico dove risiede. Nel corso dell’operazione i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Reggio hanno anche arrestato a Gattatico il figlio di Giordano, un 24enne residente a Gattatico, perché trovato in possesso di una pistola beretta m 34 con caricatore e 5 cartucce cal.9, illegalmente detenuta.

Nel traffico delle armi risultano coinvolti anche un militare dell’Esercito e un impiegato del ministero della Difesa. Il sistema – sempre in base a quanto accertato dai carabinieri del comando provinciale di Nuoro – era incentrato sulla rottamazione delle armi del 15^ Ce.Ri.Mat. (Centro Rifornimenti e Manutenzione) dell’Esercito Italiano di stanza a Padova. Il luogotenente Giuseppe Mattei, 56 anni di Cadoghene (Padova) e il dipendente del Cerimat Paolo Paris, 52 anni di Stanghella (Padova) avrebbero rubato armi o parti di esse – sempre secondo quanto emerso le indagini – che venivano modificate dall’armaiolo Renato Bazzan, 58 anni, vigile del fuoco residente a Conselve (Padova) per poi venire immesse nel mercato clandestino sardo e calabrese tramite l’organizzazione di Mereu.

Le armi, talvolta realizzate anche assemblando parti rubate al Cerimat, venivano spesso utilizzate come corrispettivo per il pagamento di partite di droga acquistate dalla Ndrangheta calabrese e inviate in Sardegna. Diverse le partite di stupefacente sequestrate nel corso delle indagini da parte dei militari che sono riusciti ad accertare forniture di cocaina anche di 27 chili nell’arco di un mese. La complessa indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, iniziò nell’ottobre del 2007 dopo il sequestro a scopo di rapina dei coniugi Giampaolo Cosseddu e Pietrina Secce a Galtellì (Nuoro) conclusosi con un bottino di 50.000 euro prelevati dalla filiale della Banca Intesa di Orosei di cui il il sequestrato era direttore.

In quella circostanza venne posto sotto controllo tale Giuseppe Innocenti, gestore di un bar a Nuoro, perchè in contatto con altro personaggio sospettato di essere coinvolto nel sequestro. In un secondo momento emersero “gravi indizi” sul coinvolgimento di Innocenti in traffici di droga e da qui iniziò un’ampia attività investigativa su diversi trafficanti di stupefacenti della Barbagia che si sviluppò in due filoni d’indagine: uno riguardante Graziano Mesina e del suo complice Gigino Milia, da tempo finiti dietro le sbarre, e l’altro riconducibile a Giovanni Antonio Mereu, culminato con gli arresti di oggi dopo diversi sequestri di droga e armi, tra cui anche fucili mitragliatori.

Il tentato furto della salma di Enzo Ferrari
L’organizzazione era dedita anche alle estorsioni tra cui quella sventata dai carabinieri della salma di Enzo Ferrari. Dalle indagini risultano diversi sopralluoghi nel cimitero di Modena e la definizione delle modalità di custodia della bara e della gestione dei contatti con i familiari. Tra gli arrestati, tre parenti di Mereu a Orgosolo e Pasquale Musina, 40 anni, anche lui originario del paese barbaricino, ritenuto personaggio di spicco dell’organizzazione i cui familiari hanno un’azienda nel Grossettano. In manette anche i referenti sardi di Mereu, Antonello e Graziano Lutzu, di 52 e 26 anni, entrambi di Mamoiada; Emanuele Cianciotto, 52 anni, di Fonni, e Antonio Francesco Pipere, 51 anni, di Orgosolo. In carcere sono finiti anche i contatti calabresi di Antonio Mereu, Francesco Rillo, 46 anni, e Antonino Modaferri, 37 anni, oltre al figlio dell’armaiolo Renato Bazzan, Willy di 29 anni.