“I voucher hanno impoverito le piccole e medie imprese”

17 marzo 2017 | 18:41
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“I voucher hanno impoverito le piccole e medie imprese”

Gianfranco Lusuardi, titolare di Clean Service e presidente di Confimi Reggio: “Questa formula ha creato molta confusione e non è stata d’aiuto a nessuno. La disoccupazione giovanile resta la mia preoccupazione principale”

REGGIO EMILIA – “I voucher hanno impoverito anche le piccole e medie imprese, le nostre aziende non sono multinazionali, questa formula ha creato molta confusione e non è stata d’aiuto a nessuno. La disoccupazione giovanile resta la mia preoccupazione principale”. Capitano d’azienda, imprenditore della vecchia scuola. Gianfranco Lusuardi, titolare di Clean Service, da circa due anni, è anche il presidente di Confimi Reggio Emilia, associazione che ha sostituito Confapi sul territorio emiliano. In questa intervista parla della rete di imprese che rappresenta e dello stato in cui versano le nostre Pmi e attacca il sistema dei voucher che, comunque, sarà abolito a partire dal 2018 secondo quanto votato in Commissione lavoro alla Camera, indicazione che dovrebbe poi essere confermata oggi dal governo.

Presidente, come stanno le nostre imprese?
La situazione generale è sicuramente migliorata ma è chiaro che non siamo ancora fuori dal tunnel. A Reggio Emilia la questione è diversa: ci sono aziende del settore alimentare e della metalmeccanica che hanno trovato soluzioni convincenti per superare la crisi, mentre tutte quelle aziende che si affidano esclusivamente al mercato interno presentano ancora molti problemi. Per sopravvivere è necessario intraprendere dei percorsi di internazionalizzazione. Purtroppo molte aziende ancora non si sentono pronte o non vogliono prendere in considerazione una graduale espansione verso mercati oltre confine, ma per andare avanti servono partner americani, asiatici. Il mercato interno non basta.

Come giudica il primo approccio di Confimi Emilia nel mondo delle imprese?
Siamo una nuova realtà, abbiamo tante idee e tante energie ma dobbiamo ancora crescere. La crisi ci ha sicuramente messo in difficoltà: quando le cose vanno male tutti noi tendiamo a giocare in difesa, mentre proprio nei momenti di difficoltà è fondamentale fare rete e creare sinergie tra imprese. Al momento stiamo cercando di creare una nuova era all’interno della nostra associazione, favorendo l’ingresso di giovani manager capaci di assistere le aziende associate in tematiche nuove come i social media e gli e-commerce. Non solo: stiamo cercando di rafforzare i nostri servizi riguardanti la finanza e il credito agevolato mettendo a disposizione delle imprese figure d’esperienza capaci di dare consulenze utili e pratiche in tempi brevi.

Lei è considerato la guida, il veterano al servizio dei giovani imprenditori associati. Le piace questo ruolo?
Nella mia vita ho affrontato molte sfide, oggi, col supporto di Confimi, sto cercando di mettere al servizio delle giovani imprese e delle start up la mia esperienza imprenditoriale. Incontro spesso giovani imprenditori, ai quali giro contatti e informazioni utili nel lavoro quotidiano. Credo sia essenziale assistere le nuove imprese, a breve spetterà a loro trainare l’economia del nostro territorio.

Tornando alle aziende: Confimi Emilia punta forte sul processo di internazionalizzazione
La nostra sede centrale di Modena dedica grandi energie a questo settore: abbiamo manager impegnati quotidianamente nel rapporto tra pmi emiliane e mercati esteri. Le nostre aziende hanno la qualità e la forza per poter competere anche su mercati diversi da quello interno.

Oggi il mercato del lavoro è cambiato profondamente, secondo lei dove occorre intervenire?
Il precariato ha creato una vera e propria lotta senza quartiere, oggi ci sono delle situazione del tutto fuori controllo. Penso, per esempio, ai voucher. Come possono migliorare la qualità delle nostre aziende? Ci sono lavoratori in età avanzata che vengono pagati con i voucher, questo metodo di pagamento è stato utilizzato male. A mio avviso servono incentivi maggiori dedicati al mondo dei giovani, servono formule di contratto diverse, formule più elastiche ma anche più dignitose di quelle a disposizione.