Aemilia: “White list, Bianchini non si rassegnava ad esclusione”

7 marzo 2017 | 17:35
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Aemilia: “White list, Bianchini non si rassegnava ad esclusione”

La lente sul cratere modenese: “Ecco come Gerrini oliò dieci appalti”

REGGIO EMILIA – Focus tutto modenese, questa mattina in Tribunale a Reggio, per il processo Aemilia. Attraverso la deposizione del maresciallo Guido Costantino sulle indagini svolte dai Carabinieri di Modena, infatti, gli inquirenti hanno cercato di approfondire gli interessi illeciti della presunta cosca di ‘ndrangheta nei lavori post sisma del 2012.

La lente di ingrandimento si e’ allargata in particolare sul Comune di Finale Emilia e sulla figura di Augusto Bianchini perche’, si legge negli atti dell’accusa, “nella sua qualita’ di imprenditore con ottimi rapporti locali (societa’ Bianchini Costruzioni), con istituzioni ed altre imprese, consentiva ai membri dell’associazione, ed in particolare a Michele Bolognino, di gestire di fatto i lavori ottenuti in appalto dalla pubblica amministrazione in relazione allo smaltimento delle macerie del terremoto che colpiva l’Emilia nel 2012 e ad alcuni lavori di ricostruzione, avvalendosi altresi’ delle societa’ riconducibili a Giuseppe Giglio”.

Altra figura chiave individuata sarebbe quella del geometra Giulio Gerrini, l’allora capo dell’ufficio Lavori pubblici del Comune di Finale Emilia, che secondo gli investigatori avrebbe agevolato l’affidamento di almeno 10 appalti prima alla Bianchini e poi alla Ios Costruzioni, strettamente collegata alla prima. Nella sua deposizione il maresciallo Costantino ha infatti svelato i meccanismi con cui Bianchini, dopo l’esclusione della sua ditta dalla white list avvenuta il 18 giugno 2013 (si scopri’ che i lavori effettuati nel cratere sismico erano contaminati da eternit) non si rassegno’ all’idea di non continuare a lavorare.

Il 22 giugno fu per questo costituita una nuova impresa, la Ios Costruzioni, intestata ad Alessandro Bianchini, figlio di Augusto. La nuova realta’, spiega il testimone, “aveva acquisito due giorni dopo la sua nascita gia’ sette appalti pubblici dal Comune di Finale” nonostante non fosse iscritta alla white list e, per i Carabinieri, non possedesse le caratteristiche per poter partecipare agli appalti: anzianita’ di cinque anni e certificazione Soa per lavori di una certa entita’. L’affidamento diretto di lavori dalla pubblica amministrazione, ammesso solo per lavori di importo fino a 40.000 euro, veniva inoltre reso possibile “spacchettando” gli appalti in lotti piu’ piccoli. E’ il caso dei lavori per la rimozione delle macerie dal castello di Finale Emilia, per cui la Ios si era fatta avanti, il cui totale ammontava a circa 80.000 euro e che furono divisi in due tranche “senza alcuna motivazione tecnica che lo giustificasse”, sottolinea Costantino.