Aemilia, gli appalti “pilotati” a Finale

9 marzo 2017 | 17:18
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Aemilia, gli appalti “pilotati” a Finale

Un testimone: “Gerrini disse che Bianchini andava aiutato”

REGGIO EMILIA – “Quell’azienda la dobbiamo aiutare”. E ancora: “L’appalto lo devi spacchettare come abbiamo fatto per il castello”. Queste le frasi che Giulio Gerrini, capo dell’ufficio Lavori pubblici del Comune di Finale Emilia, avrebbe pronunciato in un incontro alla fine di settembre del 2013, riferendosi alla Ios, societa’ intestata ad Alessandro Bianchini, nata dopo che la ditta del padre Augusto era stata esclusa dalla white list.

Interlocutore di Gerrini, finito ai domiciliari nell’inchiesta Aemilia, era Giuseppe Silvestri che nel Comune modenese valutava i premi da assegnare ai dirigenti. Ma era anche stato nominato presidente della societa’ di Bianchini, quando questa era stata interdetta dalla Prefettura. A captare la conversazione non e’ un’intercettazione degli investigatori, ma il capo servizio della Protezione civile di Finale, Marco Cestaro, che ha raccontato l’episodio nell’udienza di questa mattina a Reggio Emilia.

Nel dibattimento, infatti, tengono ancora banco gli interessi della presunta cosca di ‘ndrangheta sugli appalti della ricostruzione post sisma del 2012. “Dopo aver vissuto il terremoto e lavorato per oltre 30 anni sul territorio ero schifato”, racconta Cestaro. “Lo riferii all’ex sindaco Fernando Ferioli (non coinvolto nel processo) che mi disse: non succede niente, Gerrini e’ fatto cosi'”.

Intanto “dopo cinque anni di battaglie” si e’ preso la sua rivincita in aula anche l’ex consigliere comunale di opposizione di centrodestra Maurizio Poletti, oggi fuori dalla politica, che denuncio’ il “sistema delle irregolarita’ a Finale Emilia” con tanto di esposto ai Carabinieri nel marzo del 2014. Tutto era partito a fine 2013, quando il teste ascoltato oggi aveva chiesto l’elenco delle determine di affidamento dei lavori da parte del Comune, scoperchiando un vero e proprio “vaso di Pandora”.

Dice Poletti: “Dalle 70 determine risultava che 44 aziende avevano ricevuto l’affidamento molto prima di aver fatto richiesta di iscrizione alla white list e 26 non l’avevano proprio fatta”. Alcuni appalti erano stati affidati alla ditta Bianchini, quando non era piu’ iscritta.

E ancora: “Cinque atti di affidamento erano relativi a lavori che erano gia’ stati fatti e ho riscontrato anche altre anomalie nel caso dei sub appalti”. Per la palestra polifunzionale ad esempio, “risultava solo una ditta in sub appalto, mentre io ero a conoscenza di 14, di cui solo 3 erano iscritte alla white list”. Altre storture sottolineate nell’esposto dell’ex consigliere, hanno infine riguardato la divisione degli appalti in “pacchetti” da 40.000 euro per poterli affidare direttamente e la violazione del codice degli appalti, che ammette varianti in corso d’opera ma non superiori al 5% del totale dei lavori.

“Il sindaco – conclude Poletti – non ha mai risposto e anzi ricevetti molti attacchi. Dicevano che volevo solo fare propaganda e infangare il Comune e chiedendo gli atti intralciavo l’attivita’ amministrativa”. Il calendario dei lavori del processo prevede per oggi l’audizione di 13 testimoni tra cui potrebbe esserci anche l’ex sindaco di Finale Ferioli.