Tahar Ben Jelloun avvisa: “Attenti all’uomo forte”

22 febbraio 2017 | 19:02
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Tahar Ben Jelloun avvisa: “Attenti all’uomo forte”

Lo scrittore marocchino: “Non ci sono shock quando due culture si incontrano, perché l’unico shock è quello creato dalla paura, la paura suscitata da politici di ogni tipo di partito, che aspirano solo al potere”

REGGIO EMILIA – “Non ci sono shock quando due culture si incontrano, perché l’unico shock è quello creato dalla paura, la paura suscitata da politici di ogni tipo di partito, che aspirano solo al potere. Oggi il mondo è attaccato dai populisti e dall’estrema destra, abbiamo avuto Trump, ora in Francia rischiamo di vedere eletta la Le Pen, e anche in Italia avete partiti come Fratelli d’Italia e la Lega Nord”

Tahar Ben Jelloun, scrittore francese di origini marocchine era ieri a Reggio alla mattina nell’Aula Magna dell’Università di Reggio Emilia e Modena, davanti a una platea di 400 studenti di 9 diverse scuole superiori della città, e alla sera, alcentro internazionale Loris Malaguzzi, davanti ad altrettante persone, di tutte le etnie, età e credi religiosi.

Ben Jelloun, autore del celebre libro “Il razzismo spiegato a mia figlia”, ritorna venti anni dopo a parlare nuovamente alle giovani generazioni, con il suo libro “Il terrorismo spiegato ai nostri figli”, un’opera volta a spiegare con semplicità gli eventi che stanno sconvolgendo le nostre vite negli ultimi anni, e che spesso consideriamo troppo difficili da spiegare ai nostri bambini, ignorando però la loro capacità di intuire gli avvenimenti che accadono attorno a loro, lasciandoli quindi senza una guida in un momento assai caotico.

Nell’incontro di ieri mattina, nell’Aula Manodori dell’Università, gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni hanno fatto emergere la natura plurale della Città di Reggio Emilia, che ha circa 12.000 studenti stranieri tra gli 80.000 totali, quasi il 15%, e una popolazione totale di origini straniere pari al 18%, una natura che però è anche inclusiva, in cui le diversità non dividono ma collegano le persone.

Il sindaco Luca Vecchi in particolare, con il suo discorso, ha ricordato come in tutti gli eventi più importanti della storia legata a Reggio Emilia, dalla proclamazione della Repubblica Cispadana e la nascita del Tricolore, fino alla salita ai monti durante l’occupazione nazista da parte dei partigiani oppure i martiri del 7 Luglio, caduti a poche decine di metri dall’aula sede del dibattito, siano sempre stati i giovani, spinti dai loro ideali, a prendere in mano la situazione, e con coraggio, spingere l’umanità un passo avanti verso il progresso.

“L’umanità è fatta sì di diversità e differenze, ma non di divisioni”
Ben Jelloun ha poi iniziato il suo discorso, spiegando come, nonostante le sottili differenze tra i numerosi presenti, ci si assomiglia tutti in realtà, “perché l’umanità è fatta sì di diversità e differenze, ma non di divisioni. Queste divisioni, e le violenze che ne conseguono, sono inventate dall’uomo, l’unico animale a decidere di compiere un genocidio o fare la guerra al suo vicino. Dobbiamo capire come il terrorismo sia una realtà da sempre presente, persino nella Rivoluzione Francese, il momento fondante della modernità, si tagliavano teste. Il terrorismo, porta in sé la sua origine linguistica, dal latino “tremare”, perché crea paura e panico nei nemici, e tutti, non solo i soldati, si trovano a combattere una guerra contro un fantasma che non ha paura di morire, ma che vede nella morte una condizione migliore rispetto alla sua vita”.

“Jihad vuol dire migliorarsi e difendersi, non uccidere il nemico”
Ha detto Ben Jelloun: “I discorsi portati avanti dai terroristi sono basati su errori e sull’ignoranza, perché l’Islam non si basa sul suicidio o sull’uccisione del nemico, anzi in un versetto, che i terroristi non usano mai, c’è scritto “Se uccidi un essere umano è come se uccidessi tutta l’umanità”, e lo conosco io che sono laico! – il termine Jihad è usato erroneamente, perché ha due significati: il primo che indica lo sforzo compiuto per migliorarsi, come nello studio prima di un esame da passare; il secondo invece è lo sforzo per difendersi quando si è attaccati, come si dovette difendere Maometto, il Profeta, quando fu attaccato nei primi suoi anni. Jihad è questo, nient’altro. Non è uccidere i cristiani, perché sono questi stessi terroristi dell’Isis a uccidere i musulmani, che sono le principali e più numerose vittime della loro guerra”.

“Sta tornando una sorta di attrazione nei confronti dell’uomo forte”
Continua lo scrittore arabo: “Quello che so è che dobbiamo insistere sulla convivenza, il vivere insieme, perché una cultura è come un fiume, che riceve acqua da tanti affluenti diversi: non ci sono shock quando due culture si incontrano, perché l’unico shock è quello creato dalla paura, la paura suscitata da politici di ogni tipo di partito, che aspirano solo al potere. Oggi il mondo è attaccato dai populisti e dall’estrema destra, abbiamo avuto Trump, ora in Francia rischiamo di vedere eletta la Le Pen, e anche in Italia avete partiti come Fratelli d’Italia e la Lega Nord. Quattro giorni fa, ero a Forlì, e sono andato a Predappio, il piccolo borgo non troppo distante, noto per essere il paese di Mussolini. E qui sono rimasto choccato dal numero di persone che compravano gadget e regali con le orribili immagini di Mussolini e il fascismo, il libro degli ospiti addirittura, presente nella casa di Mussolini, era pieno di messaggi di odio e di speranza nel ritorno del Fascismo. Sta tornando questa attrazione nei confronti dell’uomo forte (come Putin o Assad), che prima o poi, se non faremo niente, prenderà il potere e dominerà e sottometterà tutti noi piccoli uomini, e ci farà qualsiasi tipo di violenza”.

“Il razzismo non è mai light, leggero, ma sempre hard, intenso e pesante”
Conclude Ben Jelloun: “Dobbiamo partire dalla civiltà che è cultura, e che attraverso la conoscenza porta al rispetto, perché il razzismo si trova anche nei piccoli insulti, che però non sono mai piccoli, e diventano velocemente grandi e si arriva in un attimo alle camere a gas. Dobbiamo capire che il razzismo non è mai light, come una Coca-Cola, ma sempre hard, sempre pesante, violento, da combattere, perché rifiuta sempre l’altro. In questo le scuole hanno un ruolo fondamentale, perché bisogna istruire, parlare, dialogare, studiare, per aprire le menti e gli spiriti. La scuola deve essere un cantiere in cui si lavora per aprire gli spiriti verso il mondo. Se non si impara a scuola che non esistono differenze, si imparerà allora l’unica verità che la strada può dare: la violenza”.

La platea

La platea

Una figura genitoriale può essere il miglior insegnante che un figlio possa avere
Dopo il suo intervento, Ben Jelloun ha risposto ad alcune domande fattegli dagli studenti presenti, che hanno spaziato dai temi più vicini, le origini del razzismo, il problema del fascismo, fino ad arrivare a temi collegati, come il dibattito nato dall’attentato nella sede di Charlie Hebdo sulle differenza tra satira e offesa, fino ad arrivare a parlare dei problemi delle periferie Francesi e il ruolo dello stato Laico. Ben Jelloun ha sempre risposto con frasi semplici e efficaci, mostrando come una figura genitoriale possa essere il miglior insegnante che un figlio possa avere, evidenziando ancora una volta il concetto a lui caro dell’educazione pedagogica.

“La diversità quando si incontrano danno dei frutti bellissimi” “Il meticciato è il passo più importante dell’umanità”
Nell’incontro della sera, tenuto al Centro Malaguzzi, sono state riproposte riflessioni simili a quelle della mattina. Ben Jelloun ha risposto alle domande del presidente dell’Istituzione Scuole e Nidi dell’Infanzia del Comune di Reggio Emilia Nando Rinaldi, concentrandosi in particolare sul concetto di libertà: “Libertà non è solo fare quello che mi piace, ma fare con gli altri”, e sulla necessità di rispettare il vicino, senza sentirsi costretti ad amarlo, secondo gli insegnamenti cristiani, ma almeno a rispettarlo e essere rispettati, diritti che nessuno può toglierci. Con una riflessione anche sul suo paese d’origine, il Marocco, Ben Jelloun ha affermato “come l’esogamia, la consuetudine di sposarsi tra parenti stretti, cugini o comunque all’interno della propria tribù, porti solo a chiudersi sempre più dentro di se stessi, mentre i matrimoni misti, quelli avuti dalle seconde generazioni di immigrati, che si sono sposati con i loro vicini di casa e non i loro parenti, sono la migliore evoluzione possibile. Le diverse etnie che si sposano danno origine al razzismo, ma sono anche l’arma più forte per combatterlo, perché il meticciato è il passo più importante dell’umanità, e quando le diversità si incontrano, si hanno dei frutti bellissimi, con storie d’amore stupende”.