Partito Democratico, Enrico Letta: “Non può finire così”

20 febbraio 2017 | 19:27
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Partito Democratico, Enrico Letta: “Non può finire così”

Bersaniani non andranno in direzione. Orlando: “Se evitasse scissione sarei in campo”. Rossi: “Non ci sono spazi per noi, ci rispetteremo da posizioni diverse’. Orlando: ‘La rottura rafforza la destra”

REGGIO EMILIA – Sono sempre più muscolari i toni nel Pd nel day after dell’assemblea nonostante l’ultimo tentativo di mediazione, quello del ministro Andrea Orlando. I bersaniani fanno sapere che non parteciperanno alla direzione del partito convocata per nominare la commissione che dovrà occuparsi delle regole del congresso. “No, non andiamo”, conferma Nico Stumpo. Non saranno presenti, spiegano, perché la direzione eleggerà la commissione per il congresso e loro non intendono farne parte, dal momento che non condividono il percorso avviato.

“E che bisogna andare a farci?”, ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se avesse intenzione di andare alla direzione del Pd in programma a Roma. “Io ci sono già stato” in direzione, “e ho parlato, e poi abbiamo fatto anche una manifestazione”. Rossi ha spiegato che domani sarà comunque a Roma per un incontro, per fare il punto sull’accordo di programma per le acciaierie di Piombino.

Parole simili da Roberto Speranza. “Per me – dice – non ci sono le condizioni per stare nel congresso, e non credo andrò alla prossima direzione del Pd dopo quello che è accaduto ieri. Ci aspettavamo che nelle repliche di Renzi ci fosse un messaggio di riapertura della discussione. Non è avvenuto. Lui ha fatti una scelta molto chiara, che va nella direzione di rompere il Pd”.

Letta: “Non può finire così”
“Guardo attonito al cupio dissolvi del Pd. Mi dico che non può finire così. Non deve finire così”. Lo scrive su Facebook Enrico Letta a proposito della scissione del Pd. “Oggi non ho altro che la mia voce – scrive ancora l’ex premier – e non posso fare altro che usarla così, per invocare generosità e ragionevolezza. No, non può finire così”. “Mi viene spontaneo pensare che per i casi del calendario proprio 3 anni fa ero preso da sgomento lasciando Palazzo Chigi dall’oggi al domani e cominciando una nuova vita, fuori dal Parlamento e dalla politica attiva. Quello era uno sgomento solitario. Oggi sento la stessa angoscia collettiva di tanti che si sentono traditi e sperano che non sia vero. Tanti che chiedono di guardare all’interesse del paese e mettere da parte le logiche di potere. Mai avrei pensato 3 anni dopo che si potesse compiere una simile parabola”.

Intanto Orlando non esclude una propria candidatura al congresso
“Qualunque problema abbia il partito – sottolinea ad Agorà – l’idea che lo si possa risolvere con la scissione è sbagliata: apre un fronte che consente alla destra di rafforzarsi”. Quanto alla sua candidatura alla segreteria del partito, Orlando risponde così: “Non mi pare serva mettere altri candidati alla segreteria in lizza. Se la mia candidatura impedisse la scissione, sarei già candidato. Non ho capito quale sia il problema in questo passaggio…”. Intanto, a quanto si apprende, una riunione, ieri sera, tra lo stesso Orlando, Gianni Cuperlo e Cesare Damiano ha sancito la nascita di una nuova area dentro il Pd alla luce della quasi certa scissione con la minoranza. I tre esponenti ex ds, che ieri in assemblea hanno caratterizzato i loro interventi all’insegna dell’unità del partito e dell’equidistanza, si sono trovati d’accordo, nella riunione, sulla necessità di un’area larga che avanzi una proposta politica nuova per rifondare il Pd.