Aneurisma aorta addominale, innovativa tecnica chirurgica a Salus Hospital

25 febbraio 2017 | 15:01
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Aneurisma aorta addominale, innovativa tecnica chirurgica a Salus Hospital

Un intervento senza precedenti in letteratura medica, eseguito con successo dal Professor Gioachino Coppi e dal Dottor Peter Davidovits. Il paziente di 79 anni sta bene, è stato dimesso dal reparto a sole 72 ore dall’intervento

REGGIO EMILIA – È senza precedenti descritti in letteratura medica, la tecnica adottata dal professor Gioachino Coppi – tra i maggior esperti di chirurgia vascolare a livello europeo, oggi nel team di Salus Hospital – e dal dottor Peter Davidovits, specialista radiologo operativo nell’ospedale reggiano, nella risoluzione di un aneurisma dell’aorta addominale in un uomo di 79 anni. Eseguita sotto stretto controllo TAC rappresenta l’evoluzione della metodica translombare: l’intervento non è doloroso e richiede solo una piccola incisione cutanea praticata in anestesia locale. Il paziente era sveglio, sdraiato sulla pancia e non ha lamentato alcun disturbo o dolore.

“Il paziente, che ora sta bene ed è stato dimesso dal reparto a sole 72 ore dall’intervento, ha ripreso tranquillamente la vita di tutti i giorni e non avrà bisogno di alcun periodo di convalescenza. A Salus Hospital, Ospedale di Alta Specialità GVM Care & Research accreditato S.S.N, era arrivato dopo un delicato intervento addominale per l’inserimento di una protesi vascolare necessaria ad escludere dal circolo sanguigno l’aneurisma dell’aorta di cui soffriva. L’operazione, affrontata in un altro ospedale della regione, non era stata risolutiva per il paziente e aveva portato a delle complicanze: la protesi – composta da una struttura tubulare in tessuto artificiale avvolta da una retina metallica per aderire meglio alle pareti dell’aorta – appariva corta e poteva sganciarsi da un momento all’altro, con possibili importanti problematiche causate dalla veloce crescita dell’aneurisma e dalla sua improvvisa rottura”.

“Come prima cosa – spiega il professor Coppi – abbiamo allungato l’endoprotesi, sperando nel buon esito. Purtroppo l’aneurisma non ha smesso di aumentare: due arterie lombari lo rifornivano ancora di sangue. In simili circostanze, un’altra soluzione possibile è quella di arrivare al punto da trattare attraverso la rete arteriosa periferica e bloccarlo tramite l’iniezione di colla e spirali speciali che favoriscono la coagulazione. E’ una procedura di lunga durata e richiede un’alta esposizione ai raggi X; in più si può andare incontro a pericolose lesioni dei vasi sanguigni, nonché ad ematomi e danni ischemici ai visceri. Ma questa non è stata la soluzione scelta dal team di Salus Hospital, era una strada impraticabile: mancavano i collegamenti con le arterie periferiche”.

“Siamo così ricorsi ad una metodica messa a punto grazie all’esperienza maturata in chirurgia vascolare, entrando nell’aneurisma tra la parete dell’arteria e la branca dell’endoprotesi senza però riuscire a pilotare le sostanze coagulanti nel modo desiderato: l’aneurisma si espandeva sempre. Le condizioni oggettive suggerivano quindi la tecnica translombare che prevede l’impiego di aghi appositi: il punto da raggiungere era a stretto contatto della vertebra. La tecnica translombare – aggiunge Coppi – non è però priva d’inconvenienti. L’ago è molto mobile e quando viene estratto può provocare sanguinamento, anche grave. L’originalità dell’intervento sta nel “pungere” di lato il disco intervertebrale – nel nostro caso tra la quarta e la quinta vertebra lombare – utilizzando un primo ago di diametro maggiore portato con la punta esattamente contro la parete dell’aneurisma in modo da renderlo ben stabile; nel primo ago si fa poi passare un secondo ago più lungo e più sottile. Accertata la presenza di sangue e verificato con un’iniezione di mezzo di contrasto il punto critico preciso, abbiamo applicato sia le spirali che la colla di fibrina (adesivo tissutale utilizzato per guarire le ferite inducendo una coagulazione istantanea)”.

“L’intervento, tutto a guida TC, è iniziato con un’angioTC (esame radiologico non invasivo per lo studio dei vasi sanguigni, ndr) che ha permesso di scegliere la giusta inclinazione dell’ago attraverso un piccolo spessore di trombo all’interno dell’aneurisma. Se l’ago più piccolo si fosse sfilato di colpo, un pezzettino di questo trombo avrebbe fatto da valvola ermetica impedendo al sangue di uscire e creare ematomi. Il supporto radiologico è fondamentale: consente di monitorare l’andamento degli strumenti, controllarne la profondità, guidare gli aggiustamenti necessari. La tecnica, attuata con un minimo taglio cutaneo, oltre a scongiurare operazioni complesse può in futuro trovare impiego in altre situazioni di grande criticità: nulla, infatti, vieta l’introduzione di cateteri utili a raggiungere l’interno dell’aneurisma in qualsiasi area anatomica esso si trovi. Il controllo post operatorio finale, tramite TAC, ha dimostrato la completa esclusione dell’aneurisma dal circolo sanguigno e il successo della scelta. La procedura ha richiesto circa 90 minuti e l’esposizione ai raggi X, per il paziente è risultata di molto inferiore rispetto ad una normale angioTC”.