Gli imputati di Aemilia: fuori i giornalisti dall’aula

17 gennaio 2017 | 14:26
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Gli imputati di Aemilia: fuori i giornalisti dall’aula

Nell’istanza presentata e letta oggi parlano di “linciaggio mediatico”. Il presidente Caruso, si e’ riservato di decidere giovedi’ prossimo. Il M5S non ci sta e rilancia: “Diretta on line di tutte le sedute”. Il sindaco di Reggio Luca Vecchi: “Aemilia, il diritto di informazione e di cronaca non si discute”. Aemilia. Marchi (PD): “Processo prosegua a porte aperte”

REGGIO EMILIA – Porte chiuse ai giornalisti nelle udienze del processo Aemilia. Lo chiedono oggi gli imputati, che accusano i media locali di aver messo in atto un “linciaggio mediatico” nei loro confronti, distorcendo le notizie. L’istanza e’ stata presentata questa mattina nell’aula “bunker” del Tribunale di Reggio Emilia, in un messaggio letto da Sergio Bolognino a nome degli altri imputati.

Nel testo si afferma che “ogni articolo pubblicato e’ sempre in chiave accusatoria anche quando esame e contro-esame hanno dato un quadro diverso”, e anche le scolaresche le associazioni che partecipano al processo lo fanno “solo per ascoltare la parte accusatoria e vanno via quando c’e’ il contro-esame”. Nel mirino anche la pagina di Facebook curata dall’associazione Agende Rosse dove le vicende giudiziarie sarebbero riportate “sempre e comunque in chiave accusatoria”.

Inoltre, lamentano gli imputati, “i pentiti che non dovrebbero conoscere leggono su Facebook quello che viene detto. Il processo penale e’ una cosa seria”. Proseguono gli imputati: “Abbiamo sempre chiesto celerita’, ma allo stato attuale noi e le nostre famiglie siamo additate ogni giorno come colpevoli. C’e’ gente innocente totalmente e chi e’ colpevole, ma non per questo fa parte di una cosca. La presunzione di colpevolezza sulla quale si basano questi media non e’ prevista dalle leggi dello Stato”. E ancora: “Lungi da noi che questo possa influenzare il vostro giudizio”, ma “non potete tacere rispetto alla distorsione dei fatti rispetto a quello che avviene in dibattimento”.

Per questo, e’ l’appello degli imputati, “chiediamo di chiudere le porte del processo e che il tribunale acquisisca e verifichi gli articoli del giorno dopo il dibattimento. E che prenda dei provvedimenti”. La “liberta’ di stampa – concludono gli imputati – significa non distorcere i fatti”. Il pubblico ministero, rimettendosi alla decisione del Tribunale ritiene pero’ che non ci siano “gli estremi legali” per le porte chiuse: “Chiudere le porte alla stampa e’ un fatto diverso di un processo a porte chiuse”, dice.

Il presidente del collegio giudicante, Francesco Caruso, si e’ invece riservato di dirimere la questione nell’udienza di giovedi’ prossimo, quando nel palazzo di giustizia fara’ tra l’altro tappa il “viaggio legale”, promosso da Cgil, Libera, consorzio Cna Fita e associazioni per la legalita’. Non e’ poi la prima volta che gli imputati del processo sollevano obiezioni rispetto al pubblico presente in aula e sul trattamento riservato loro dalla stampa. In una delle prime udienze del processo avevano infatti chiesto che non fossero ammessi tra il pubblico gli studenti delle scolaresche minorenni, mentre nel videomessaggio dell’imputato Alfonso Mendicino su Facebook, veniva piu’ volte citata – in chiave negativa – un’emittente locale reggiana.

Il sindaco di Reggio Luca Vecchi: “Aemilia, il diritto di informazione e di cronaca non si discute”
Scrive il sindaco Vecchi: “Viviamo in una comunità democratica e in democrazia il diritto di informazione non si discute. Difendiamo, non da oggi, tutti i diritti costituzionalmente riconosciuti, fra i quali, appunto, anche il diritto di cronaca: non si mette a repentaglio, tanto più nel caso di vicende pubblicamente accessibili, quale un processo di mafia a cui possono partecipare i cittadini e di cui la collettività può e deve essere informata. Una informazione obiettiva, puntuale e corretta va a tutela di tutti, imputati inclusi. Nei prossimi giorni saremo impegnati al fianco di Cgil, Libera associazione contro le mafie, consorzio Cna Fita, Caracò e comitato “Io Lotto” nel “Viaggio Legale”, che si impegna nel non disperdere proprio l’eredità morale e di impegno civile e professionale di un giovane giornalista, Giancarlo Siani, barbaramente trucidato dalla camorra. Il lavoro dell’antimafia sociale, le associazioni che lo rappresentano e l’impegno culturale nelle scuole, cui il Comune di Reggio Emilia contribuisce, sono parte attiva di un quadro complessivo, tasselli importanti di una città che si sta opponendo alle infiltrazioni dei clan, a cominciare anche dalle costituzioni di parte civile che unitamente, come enti locali, abbiamo presentato in avvio di Aemilia”.

Il M5S rilancia: “Diretta on line di tutte le sedute”
“Leggiamo attoniti le richieste degli imputati di Aemilia che vorrebbero un processo a porte chiuse senza giornalisti, scolaresche e nessuna diffusione sui social. Alla loro arroganza rispondiamo con un “NO” grande una casa e rilanciamo la richiesta della diretta online di tutte le sedute. Informeremo inoltre il Ministro dell’Interno affinchè sia garantita la massima protezione a tutti i giornalisti e blogger come Sabrina Natali o che seguono il blog Svegliati Aemilia e che si occupano di questo importantissimo processo” lo dichiarano in una nota congiunta Luigi Gaetti, senatore M5S e vice presidente della Commissione antimafia, Giulia Sarti, capogruppo M5S in Commissione antimafia e Maria Edera Spadoni, parlamentare M5S di Reggio Emilia.

Aemilia. Marchi (PD): “Processo prosegua a porte aperte”
Scrive il deputato Pd, Maino Marchi: “Il processo Aemilia deve assolutamente proseguire a porte aperte con la stampa, le scuole e le associazioni e i cittadini proprio per non vanificare i motivi fondamentali che hanno portato il dibattimento a Reggio Emilia e spinto anche a sostenere spese ingenti per l’allestimento del tribunale. Reggio attraverso il dibattimento e grazie ai giornalisti sta conoscendo le dinamiche e le modalità che hanno spinto le cosche a tentare di insediarsi nel territorio. Sarebbe grave se questo percorso di conoscenza si interrompesse”.