Aemilia, l’appello di Libera: “Aiutateci a riempire l’aula”

31 gennaio 2017 | 19:03
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Aemilia, l’appello di Libera: “Aiutateci a riempire l’aula”

Il forum regionale del terzo settore risponde subito all’appello. Le “triangolazioni” dei Vertinelli

REGGIO EMILIA – “Dateci una mano a riempire quella sala”. L’appello arriva dal coordinatore regionale di Libera, Daniele Borghi, che chiede alla societa’ civile di “presidiare” le udienze del processo Aemilia in corso nel tribunale di Reggio. “Nei processi per mafia nel sud Italia in genere tra il pubblico ci sono solo i familiari degli imputati”, spiega Borghi.

“Per questo come Libera abbiamo scelto di costituirci parte civile in questo processo: perche’ vogliamo che la gente sappia, conosca il piu’ possibile, che gli imputati non si sentano sostenuti dal pubblico, ma che questo incuta loro timore e rispetto”. E per questo, chiude il presidente di Libera, “chiediamo a tutto il terzo settore, alle associazioni, i circoli, le cooperative, di darci una mano a riempire quella sala”.

All’invito ha risposto il Forum regionale del Terzo Settore presente questa mattina tra il pubblico del processo con il portavoce regionale Federico Amico, quello reggiano Matteo Iori e, tra gli altri, Alberto Alberani (Legacoop), Gianluca Mingozzi (Confcooperative), Sandro Cominardi (Cnca) Fausto Viviani (Auser) e Riccardo Breveglieri (Uisp).

La presenza del Forum al processo arriva anche come risposta “in forte contrasto” alla richiesta degli imputati – rigettata dalla corte – di svolgere le udienze a porte chiuse, con stampa, pubblico e scuole fuori dall”aula. “Tutte le organizzazzioni, cooperative e associazioni che si riconoscono nel Forum sono qui a ribadire come i famosi anticorpi si irrubustiscano con la partecipazione e non con l’indifferenza”, spiegano i rappresentanti del terzo settore.

Le “triangolazioni” dei Vertinelli
Intanto la galassia delle aziende facenti capo agli imprenditori Palmo e Giuseppe Vertinelli e’ ancora al centro della fase dibattimentale. Sotto la lente dei Pm della Dda bolognese, in particolare, l’aspetto definito della “promiscuita’”, cioe’ le complesse triangolazioni con cui – come risulta dalle indagini – le aziende riconducibili ai due imprenditori imputati, si scambiavano flussi di denaro, maestranze e fatturazioni, ritenute fittizie dagli inquirenti. E’ il caso della Top service, azienda edile di Parma che nel solo 2011 ha emesso nei confronti di aziende facenti capo alla famiglia Vertinelli fatture per circa sette milioni.

Alcune di queste sono state emesse il 31 dicembre e mai pagate o riscosse dai fornitori. A spiegarlo in veste di testimone l’amministratore giudiziario Federica Zaniboni a cui da due anni sono stati affidati dal tribunale i beni milionari sequestrati ai Vertinelli e di cui gli avvocati difensori degli imputati avevano chiesto di bloccare la testimonianza. Nei confronti della professionista era stato eccepito un vizio di imparzialita’ ma a conclusione dei lavori di oggi, il presidente della corte Francesco Caruso ha ammesso la produzione delle relazioni dell’amministratore giudiziario.