Il samurai Matteo Renzi ha fatto harakiri

5 dicembre 2016 | 09:31
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Il samurai Matteo Renzi ha fatto harakiri

L’aver legato le sorti del suo governo all’esito della campagna referendaria, è stato un vero e proprio suicidio politico e un modo per sabotare la sua stessa riforma. Molti cittadini si sono stancati di una politica che è sempre più vicina ai poteri forti e sempre più lontana dagli elettori

REGGIO EMILIA – Come un moderno samurai, il premier Matteo Renzi ha fatto harakiri sulla riforma istituzionale. L’aver legato le sorti del suo governo all’esito della campagna referendaria, è stato un vero e proprio suicidio politico e un modo per sabotare la sua stessa riforma.

Se Renzi avesse lasciato intendere, come sarebbe stato logico, che la riforma costituzionale era una delle tante cose messe in campo dal suo governo per modernizzare l’Italia e che un voto contrario non avrebbe prodotto risultati sul suo governo, in molti non si sarebbero recati alle urne per mandarlo a casa e forse il Sì avrebbe anche vinto.

Legando la sopravvivenza del suo governo al Sì sulle riforme, Renzi ha portato a votare tutti quelli che volevano che la sua esperienza cessasse. Il calcolo è presto fatto. Considerando che il suo Pd, nei sondaggi, si assesta poco sopra il 30% (e bisogna considerare che da questo dato bisogna togliere la minoranza interna, ndr) e che come alleato aveva solo qualche centrista, era chiaro, fin dalla vigilia, che non poteva sopravvivere alla sfida.

Del resto, dopo mille giorni di governo, nessun premier europeo sarebbe stato in grado di reggere a una scommessa del genere e non si vede come Renzi potesse fare eccezione (l’esperienza di Cameron con la Brexit evidentemente non deve avergli insegnato niente).

Ora, probabilmente, dopo le dimissioni di Renzi, Mattarella affiderà il governo a un tecnico, Padoan, o a un politico, Grasso o forse anche Delrio. La scelta del ministro dell’Economia sarebbe la migliore perché c’è da rassicurare i mercati sulla tenuta del sistema Italia e nessuno meglio di lui lo può fare. Restano le ripercussioni politiche di questo voto.

E’ evidente che la vittoria del no rafforzerà i populismi: quello di Salvini e quello di Grillo. Se si andasse a votare domani, specialmente con questo sistema elettorale, quasi sicuramente il M5S vincerebbe le elezioni. Lega Nord e Movimento 5 Stelle escono dunque rafforzati da questo esito referendario. Il Pd, invece, ne esce meno forte. La personalizzazione del referendum voluta da Renzi, che è pure segretario del partito, ha indebolito i Democratici e ora nel partito il rischio è che inizi una guerra fra la minoranza interna e i renziani.

Sarebbe lo scenario peggiore ed è quello che il Pd dovrebbe evitare se vuole avere qualche chance di vincere le elezioni future. Difficile che Renzi abdichi, ma è difficile anche pensare che, dopo una sconfitta del genere, possa continuare a guidare un partito e a ripresentarsi come candidato premier alle prossime elezioni.

Il No, che è stato ampio e omogeneo in tutta Italia, come già accaduto per la Brexit e per il voto Usa, sta anche a significare, a nostro parere, che molti cittadini si sono stancati di una politica che è sempre più vicina ai poteri forti e sempre più lontana dagli elettori. Renzi, nonostante la sua narrazione, non ha convinto gli italiani da questo punto di vista.

I renziani, ora, non devono commettere l’errore di sottovalutare questo voto e pensare che chi ha votato No sia per il tanto peggio, tanto meglio e che questo sia un voto populista. Sarebbe un errore mortale. Bisogna invece che chi fa politica, soprattutto nel centrosinistra, stia meno nei salotti e più nelle piazze, negli uffici, nelle scuole e nelle fabbriche. Solo così si potrà recuperare un rapporto perduto con gli elettori.

Staremo a vedere. Ora la palla passa a Mattarella. Quel che è certo è che, dopo questo voto e una campagna referendaria durissima, c’è molto da ricostruire nell’attuale maggioranza di governo. Ma bisogna anche essere consapevoli, come disse Obama prima delle elezioni Usa, che, qualsiasi cosa accada, “domani il sole sorgerà ancora”.