Un reggiano e un congolese in marcia per fermare i massacri

28 ottobre 2016 | 16:10
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Un reggiano e un congolese in marcia per fermare i massacri

John Mpaliza e Riccardo Montanari sono partiti a piedi verso Bruxelles per denunciare quello che sta accadendo nel Paese africano

REGGIO EMILIA – Il congolose John Mpaliza e il reggiano Riccardo Montanari sono partiti domenica scorsa da piazza Prampolini per raggiungere a piedi Bruxelles, dove arriveranno per denunciare la grave situazione attuale in Congo ed, in particolare, quanto sta avvenendo nell’est del Paese.

Le prime tappe italiane saranno a Novellara, Mantova, Padova, Vicenza, Schio, Rovereto, Trento, Bolzano. Poi toccheremo  Austria, Germania, Svizzera e Francia. In Belgio passeranno a Liege dove li aspetta una grande comunità di congolesi con cui andranno Maastricht e poi proseguiranno fino a Bruxelles. L’arrivo è previsto l’8 dicembre. Ad aspettarli ci sarà la deputata europea Cecile Kyenge, pure lei di origini congolesi. In tutto sono 1.500 chilometri da percorre in 47 giorni.

John Mpaliza è nato a Bukavu, in Kivu, nell’Est dello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), 46 anni fa e ha lasciato il paese africano nel 1991. Dopo un lungo peregrinare è arrivato a Reggio nel 1996 dove ha studiato e si è laureato in ingegneria informatica iniziando a lavorare in Comune, lavoro che ha svolto per dodici anni. Nel 2009 torna in Congo e si rende conto della situazione terribile in cui versa il suo paese. Si parla di 8 milioni di vittime in otre 20 anni di conflitto nell’Est del Congo.

Decide così, rientrato in Italia, di organizzare una serie di marce per il Congo. Nel maggio del 2014 abbandona il lavoro e decide di dedicarsi completamente alla causa. Da quando ha lasciato il lavoro John non ha più un reddito. Organizza marce, cammina e fa incontri in scuole, università, parrocchie e istituzioni. Vive di accoglienza e provvidenza.

La situazione in Congo è drammatica. Da oltre due decenni nel Kivu, una regione ricchissima di risorse naturali e minerarie, nell’est congolese spadroneggiano le multinazionali dell’industria hi-tech, il cui sfruttamento alimenta una catena fatta di gruppi armati, caos e violenza. Tutto sotto gli occhi di un governo che sembra incapace di intervenire e di una comunità internazionale sorda al grido di tanti, troppi, morti innocenti.

Nella città di Beni si sta assistendo qualcosa di molto simile ad un genocidio: i numeri sono drammatici. Si parla di circa 2000 morti tra cui madri e bambini, case bruciate e numerosi sfollati. I colpevoli vengono dai Paesi vicini, attirati dalla risorse della zona, ma lo Stato congolese sembra incapace di reagire. Stesso silenzio da parte della comunità internazionale presente nel paese con i cosiddetti Caschi Blu delle Nazioni Unite.

Ora con Riccardo Montanari è partito per questa nuova marcia per sensibilizzare l’opinione pubblica sul genocidio in atto a Beni nel nord-est del Congo e per chiedere alle istituzioni internazionali di intervenire subito per fermare questa strage.