Fusione Comuni, la Regione: “Non imporremo nulla ai territori”

17 ottobre 2016 | 18:30
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Fusione Comuni, la Regione: “Non imporremo nulla ai territori”

Il presidente Manghi e i sindaci Cervi e Moretti: “Rispettiamo il verdetto delle urne”

REGGIO EMILIA – Il giorno dopo il no dei cittadini alla fusione fra i Comuni di S. Ilario, Campegine e Gattatico, sindaci e amministratori del Pd si interrogano sul motivo per cui, nonostante il Partito Democratico appoggiasse convintamente la fusione, questa sia stata bocciata da chi vive in quei Comuni.

L’assessore regionale al Riordino istituzionale, Emma Petitti, commenta: “Sono referendum consultivi – è il commento dell’assessore al Riordino istituzionale, Emma Petitti – che fanno parte del percorso per eventuali fusioni, proprio per dare l’ultima parola ai cittadini. Non vogliamo imporre nulla ai territori. La Regione mette a disposizione tutti gli strumenti per cercare di favorire questo percorso di partecipazione. Il nostro obiettivo è sempre quello di fornire i migliori servizi, cercando di mantenere, ove possibili, costi sostenibili. I risultati sono stati diversi, ovviamente dove ha prevalso il no sarà rispettato il volere dei cittadini. Dove invece la posizione non è risultata netta, ci sarà un impegno anche con i territori per un ulteriore confronto. Ricordiamo che il nuovo comune del ferrarese, Terre del Reno, potrà contare su contributi per un totale di quasi 11 milioni di euro nei prossimi 15 anni. Quest’ultimo – chiude Petitti – sarà il nono nuovo Comune unico istituito negli ultimi due anni derivante da processi di fusione, che complessivamente hanno riguardato 24 Comuni che hanno scelto la strada dell’aggregazione”.

Il presidente della Provincia, Giammaria Manghi, scrive: “Il verdetto delle urne di Campegine, Gattatico e Sant’Ilario d’Enza merita il rispetto che si deve a ogni libera espressione di voto. Questa era la prima prova di fusione a Reggio Emilia tra comuni medi, tra i quali un comune più grande degli altri due. Ed è probabile che la vittoria del No sia figlia della paura di essere egemonizzati dal comune più grande, come non a caso emerso nel corso dei dibattiti che hanno preceduto la tornata elettorale. Una visione particolare ha probabilmente finito per prevalere su un ragionamento di più ampio respiro, in grado di comprendere la necessità che  – in un Paese che sta sostanzialmente cambiando sotto il profilo demografico, sociale ed economico – anche le istituzioni debbano accompagnare questi mutamenti: per adeguare le proprie risposte alle nuove necessità e dare il buon esempio in tema di innovazione organizzativa e di razionalizzazione dei costi, indispensabile dinnanzi a questo lungo periodo di difficoltà in ambito produttivo e della finanza pubblica. E’ un tema, quest’ultimo, che al di là dell’esito del referendum di ieri rimane di stringente attualità e impone a tutti noi amministratori pubblici uno sforzo ulteriore per garantire maggiori e più efficienti risposte alle continue e sempre più articolate necessità delle nostre comunità”.

Gli fa eco Paolo Cervi, sindaco di Campegine, che aggiunge: “Avviando il percorso verso la fusione abbiamo offerto ai cittadini un’opportunità: restiamo convinti che il Comune unico sarebbe stato un’occasione di sviluppo per il nostro territorio, perché capace di garantire prossimità e rispondere maggiormente alle esigenze dell’oggi. Dispiace che questa proposta non sia stata accettata. Come amministrazione di Campegine confermiamo l’assoluto rispetto della scelta dei cittadini, rinnovando l’impegno a portare a termine fino al 2017 il mandato ricevuto con le elezioni amministrative del 2012, consapevoli di tutte le difficoltà e convinti di poterle affrontarle con determinazione ed efficienza. Continueremo a portare avanti quell’idea di paese più forte e rivolto al futuro per cui ci siamo impegnati in questi mesi e in cui crediamo profondamente. La sconfitta del progetto di fusione sarà una spinta ulteriore a continuare a lavorare per risolvere i problemi e proporre soluzioni concrete che guardino al bene e al futuro della nostra comunità”.

Per ultimo il sindaco di S. Ilario, Marcello Moretti, commenta: ” Dispiace molto che il progetto di fusione non sia andato a buon fine e rimango convinto che il Comune unico sarebbe stato una grande opportunità per il futuro dei nostri territori. I Comuni di Sant’Ilario, Campegine e Gattatico da sempre hanno nei servizi al cittadino il loro punto di forza, e noi amministratori guardiamo con preoccupazione crescente alle difficoltà sempre maggiori a integrarli con nuove offerte o semplicemente a mantenerli inalterati in termini di qualità e di vicinanza ai cittadini. Tra i voti a favore del no probabilmente è prevalsa anche la preoccupazione di alcuni di perdere quello che oggi le nostre amministrazioni con grande sforzo garantiscono. Voglio ringraziare chi ha sostenuto il progetto di fusione: forze politiche, associazioni e cittadini. Un grazie particolare va ai miei due colleghi sindaci che, pur consapevoli del rischio di affrontare un tema così dirompente, non hanno esitato ad anteporre gli interessi delle proprie comunità, mettendo in discussione le loro stesse funzioni. Un fatto che in politica non avviene così di frequente. Proprio perché eravamo al corrente della complessità di ottenere un ampio consenso su tutti e tre i comuni, abbiamo scelto di sottoporre il progetto al vaglio degli elettori. E siamo stati gli unici a dichiarare fin da subito che avremmo rispettato la volontà popolare, proseguendo il percorso unicamente in caso di vittoria dei Sì in tutti i tre e i territori comunali. Le nostre comunità in questo percorso hanno dimostrato un grande spirito di collaborazione, superando vecchie distanze che non hanno più senso di esistere. Non dobbiamo perdere questa capacità di lavorare insieme per rafforzare la coesione tra i territori e favorire nuove occasioni di crescita per i nostri paesi”.