Tav e linee locali: l’Italia a due velocità

14 luglio 2016 | 09:12
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Tav e linee locali: l’Italia a due velocità

La diversità di qualità in Italia fra tratte periferiche e Tav è il simbolo di un Paese che sta accumulando forti e deflagranti differenze sociali

REGGIO EMILIA – “Sono giunto”. E’ la frase che il capotreno del convoglio locale Reggio-Ciano recita chiamando al telefono il dirigente della stazione centrale a Reggio per evitare scontri nel tratto di Barco con il treno che arriva dall’altra parte. Siamo nel 2016 e a pochi chilometri da lì c’è la sfavillante stazione di Calatrava costata oltre cento milioni di euro dove sfrecciano i supertreni dell’alta velocità a trecento chilometri orari. Ma la sicurezza dei passeggeri della Reggio-Ciano è ancora tutelata da quella telefonata.

Esattamente come in Puglia. Binario unico, fonogramma e nessun sistema di sicurezza automatico. Non c’è l’Scmt, il sistema controllo marcia treno che blocca i convogli che viaggiano su un binario unico per evitare disastri e che, singolarmente, proprio dopo la tragedia pugliese, l’assessore regionale Donini ha detto che adesso installerà su tutte le linee locali dell’Emilia-Romagna partendo proprio, guarda caso, dalla Reggio-Ciano.

Ma questo non è l’unico problema delle linee locali. Quotidianamente scriviamo di treni che si fermano in mezzo alla campagna con passeggeri rimasti a piedi che devono fare l’autostop, di corse saltate, di disagi e ritardi che mettono in difficoltà studenti e lavoratori. E qui è responsabilità di Fer. Ma il discorso non cambia molto se si affronta la situazione dei trasporti sulla vecchia linea gestita da Rfi. Anche lì ritardi, treni guasti e sporchi e l’impossibilità di garantire un servizio decente ai viaggiatori.

A poca distanza, invece, il lusso di un’alta velocità costata miliardi di euro in tutta Italia che non fa altro che ricordare agli italiani che, purtroppo, il nostro è un Paese a due velocità dove c’è una parte di popolazione che sta scivolando sempre di più nella povertà e nell’indigenza e una parte, sempre più piccola, che può permettersi di pagare per andare a trecento orari. Sullo sfondo, lentissima, la politica che non riesce o non vuole risolvere i problemi veri della gente e si trastulla sui referendum costituzionali.