Juno è entrata nell’orbita di Giove

5 luglio 2016 | 22:25
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Juno è entrata nell’orbita di Giove

La sonda deve scoprire i misteri del pianeta gigante. Il sensore d’assetto, lo spettrometro e il “mappatore” sono made in Italy

CAPE CANAVERAL (Florida) – La sonda “Juno” della Nasa è entrata nell’orbita di Giove: è il veicolo che più si è avvicinato al gigante del Sistema Solare. Sono 9 gli strumenti a bordo, dei quali 2 italiani: un cuore tecnologico che in queste ore si sta attivando per effettuare analisi e test finalizzati a conoscere meglio un pianeta che è 300 volte più grande della Terra.

A bordo ci sono anche una targa con il ritratto e la firma di Galileo Galilei e il testo che descrive la scoperta delle lune di Giove. Il tributo all’immenso Galileo è accompagnato da un omaggio scherzoso: tre piccole statuine Lege che rappresentano lui, e le divinità olimpiche Giove e Giunone.

Juno (JUpiter Near-polar Orbiter) venne lanciata il 5 agosto 2011. E’ stata realizzata dal Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa. Larga 20 metri e alta 4,5 metri, è il primo veicolo spaziale a energia solare impegnato in una missione così lontana dal Sole. E’ anche il primo a sorvolare i poli di Giove, esplorando i vortici che tormentano l’atmosfera E’ anche il primo veicolo spaziale a sorvolare i poli di Giove, esplorando i vortici che tormentano l’atmosfera.

Nei 5 anni in cui ha viaggiato nello spazio, ha percorso quasi 3 miliardi di chilometri.

L’incontro con Giove è avvincente come un thriller. La sonda è infatti immersa nel gigantesco campo magnetico del pianeta, l’ambiente più ricco di radiazioni del Sistema Solare, bersagliata dall’equivalente di 100 milioni di radiografie. Altre radiazioni provengono dalle particelle liberate dai vulcani della più interna delle lune di Giove, Io. Non solo: nascosto sotto le nubi, c’è uno strato di idrogeno in condizioni di pressione incredibili, che potrebbe comportarsi come un conduttore elettrico.

Le sonde Pioneer negli anni ’70 sono state le prime a passare vicino a Giove, catturando dettagli come macchie, aurore e maree. Adesso si tratta di capire che cosa si nasconde sotto la superficie del pianeta gigante. Tantissime le domande aperte, quali la composizione del nucleo e l’ambiente estremo in cui è immerso, dove le radiazioni sono più intense che in qualsiasi altro luogo del nostro sistema planetario.

Il cuore scientifico della sonda è lo spettrometro italiano Jiram (JovianInfraRedAuroral Mapper): oltre a catturare le immagini delle aurore polari, studierà gli strati superiori dell’atmosfera a caccia di metano, vapore acqueo, ammoniaca e fosfina. Finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), è stato realizzato da Leonardo-Finmeccanica a Capi Bisenzio (Firenze). Ottenere la prima mappa interna di Giove è l’obiettivo di KaT (Ka-Band Translator), progettato dall’Università Sapienza di Roma e realizzato dalla Thales Alenia Space Italia con il supporto dell’Asi. Italiano, infine, anche il sensore d’assetto Autonomous Star Tracker, realizzato da Leonardo-Finmeccanica: dopo averla guidata verso Giove, permetterà a Juno di mantenere la rotta nell’orbita del pianeta gigante.