Sanità, ok dalla Regione ai finanziamenti: 820 milioni a Reggio

29 giugno 2016 | 19:27
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Sanità, ok dalla Regione ai finanziamenti: 820 milioni a Reggio

Lo stanziamento passa con i voti di Pd e Sel. Diverse perplessità delle opposizioni: dalla chiusura dei punti nascita alla chiusura dell’Opg

REGGIO EMILIA – Via libera dalla Regione al finanziamento 2016 per le aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna. Si parla di 7,4 miliardi di euro, di cui 795 milioni all’Ausl di Reggio. E poi 1,7 miliardi destinati all’Ausl unica della Romagna; 1,4 a Bologna e uno a Modena. A Parma vanno 703 milioni, 601 a Ferrara e 470 milioni a Piacenza.

Alle aziende ospedaliere e alle Irccs vanno invece 258 milioni di euro nel complesso, che comprendono anche i fondi per la ricerca e la didattica. Nel dettaglio: 45 milioni a Parma; 24 a Reggio Emilia; 35 a Modena; 63 a Bologna; 70 a Ferrara; 18 milioni all’Istituto Rizzoli e all’Istituto scientifico di Meldola.

La commissione Sanità della Regione ha dato parere positivo questa mattina, spiega una nota dell’Assemblea legislativa, grazie all’ok di Pd e Sel. Contrari invece Lega nord, M5s e Fratelli d’Italia. Il leghista Daniele Marchetti, ad esempio, critica la nascita di ospedali di comunità e Case della salute, “un modo per contenere i costi delle risorse umane a discapito del servizio, in particolare per le aree appenniniche”. Gabriele Delmonte, anche lui del Carroccio, chiede inoltre di “prevedere target sulle dimissioni di chi è impegnato in percorsi negli Opg e nelle Rems”. La 5 stelle Raffaella Sensoli punta il dito invece contro “la scelta di conservare il parametro dei 500 parti all’anno per i punti nascita”, mentre il grillino Andrea Bertani chiede di “uniformare il registro regionale dei tumori”. Tommaso Foti (Fdi) solleva il problema della “scarsa manutenzione delle strutture e dei ritardi in ambito informatico”. Inoltre, sulla erogazione dei fondi chiede di “tenere conto dell’età della popolazione e delle aree territorialmente svantaggiate”. Anche perché “ci ritroviamo con un personale sanitario che non si occupa del paziente ma che è costretto ogni giorno a fare i conti con le poche risorse a disposizione”.