Brescello sciolto per mafia dal consiglio dei Ministri

20 aprile 2016 | 13:30
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Brescello sciolto per mafia dal consiglio dei Ministri

Il commissario Michele Formiglio sarà sostituito da una commissione formata da tre membri. E il 5 giugno non ci saranno le elezioni amministrative. Bini: “La giusta conclusione di un percorso”

BRESCELLO (Reggio Emilia) – Il consiglio dei Ministri ha sciolto per mafia il Comune di Brescello. E’ la prima volta che accade una cosa del genere in Emilia Romagna: a questo punto il commissario Michele Formiglio sarà sostituito da una commissione formata da tre membri. E il 5 giugno non ci saranno le elezioni amministrative.

Sindaco e giunta si erano già dimessi a gennaio ma lo scioglimento del consiglio comunale comporta ora la cessazione delle altre cariche elettive. Il decreto sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. A questi sono allegate la proposta del ministro dell’Interno e la relazione del prefetto, salvo che il Consiglio dei ministri disponga di mantenere la riservatezza. Il decreto di scioglimento conserva i suoi effetti per un periodo da 12 mesi a 18 mesi prorogabili fino ad un massimo di 24 mesi in casi eccezionali.

La proposta di scioglimento era stata avanzata dal prefetto di Reggio Raffaele Ruberto e vagliata dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. Il rappresentante reggiano dell’esecutivo aveva inviato il fascicolo prodotto dalla commissione di accesso agli atti che per sei mesi aveva lavorato all’interno del municipio della Bassa. Secondo il prefetto ci sarebbe infatti il concreto pericolo che l’attività del Comune sia stata condizionata da infiltrazioni mafiose.

All’interno della corposa relazione della commissione, formata dal vice prefetto Adriana Cogode, dal il capitano dell’Arma di Castelnovo Monti Dario Campanella e da Giuseppe Zarcone (oltre a una squadra di carabinieri e uomini di Guardia di Finanza e questura) si fa riferimento a di dipendenti comunali assunti con contratti a tempo determinato che sarebbero riconducibili alla famiglia Grande Aracri.

Fra gli atti finiti nel mirino della commissione, anche una variante per costruire il supermercato Famila e un trasferimento di volumi edificatori per far nascere un paese che i brescellesi, non a caso, chiamano oggi Cutrello. E’ bene precisare che dalle carte della commissione non emergerebbero iptoesi di reato ma atti, per così dire, poco opportuni che potrebbere essere indicativi di una capacità di condizionamento da parte della criminalità organizzata sull’amministrazione.

Una vicenda risale ai primi anni Duemila quando era ancora sindaco il padre di Marcello, Ermes Coffrini. E’ una delocalizzazione che trasferì diritti edificatori residenziali da una zona del paese ad un’altra, quella compresa fra via Alberotto, via Pisi e via Pirandello. Nacque così il quartiere che i brescellesi chiamano Cutrello per via del fatto che è abitato da una folta comunità cutrese.

Secondo gli estensori della relazione, sarebbero stati soggetti proprietari delle aree vicini alla cosca dei Grande Aracri a beneficiare della delocalizzazione. In compenso i privati danneggiati da questa decisione non fecero obiezioni.

Il secondo caso si verifica quando sindaco di Brescello è Giuseppe Vezzani, mentre Marcello Coffrini è assessore all’Urbanistica. Qui un’area tra via della Repubblica e via Moro, viene comprata da una ditta con sede a Cutro, la Le Rose, i cui titolari sono legati da parentela a Francesco Grande Aracri, il fratello del boss Nicolino Grande Aracri che vive a Brescello e che è stato condannato per mafia. L’uomo che il sindaco Marcello Coffrini definì “una brava persona”.

Qui l’area, originariamente, era a destinazione produttiva, ma una variante la trasformò poi in area commerciale. I Le Rose guadagnarono parecchio vendendo il terreno, su cui poi la Morpho spa di Piacenza costruì un supermercato Famila da 2.300 metri quadrati.

Il sindaco di Castelnovo ne’ Monti Enrico Bini, appresa la notizia mentre partecipava alla nuova udienza del processo Aemilia (in rappresentanza della Provincia di Reggio, costituitasi parte civile), commenta a caldo: “Una giusta conclusione di un percorso che e’ ormai delineato da tempo, ma anche una tristezza nel considerare che l’episodio conferma come questa provincia sia infiltrata dalla criminalita’ organizzata e dalle mafie”. Ora, conclude il sindaco, “bisogna aiutare i cittadini di Brescello a chiudere questa brutta pagina per la loro citta’”.