E’ morto Sandro Gasparini, patron del Marabù

3 marzo 2016 | 18:33
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E’ morto Sandro Gasparini, patron del Marabù

E’ spirato dopo una lunga malattia all’età di 83 anni oggi pomeriggio al Santa Maria Nuova. Ha fatto ballare generazioni di reggiani nella storica discoteca di Cella

REGGIO EMILIA – E’ morto, all’età di 83 anni, Sandro Gasparini, il patron del Marabù, la storica discoteca di Cella da lui fondata nel 1977 in cui hanno ballato generazioni di reggiani e non. Era malato di tumore. Era stato operato due volte ed era tornato a casa sua, dall’ospedale, qualche settimana fa. Poi, un aggravamento delle sue condizioni ha consigliato un nuovo ricovero e Gasparini è spirato oggi pomeriggio al Santa Maria Nuova.

Gasparini si licenziò dalla Banca Agricola dove lavorava e fondò la discoteca Marabù nel 1977: i suoi soci erano Callegari, capo orchestra di Caterina Caselli e, nei primi anni, anche la cantante Marcella Bella a cui era molto legato. Erano gli anni in cui era uscito il film “La febbre del sabato sera” con John Travolta, alias Tony Manero, un grande omaggio alla disco music che la faceva da padrona in quegli anni.

Quella musica contagiò anche l’Italia e il Marabù divenne uno dei templi italiani della musica dance. Ma non solo, perché lì si tenevano anche grandi concerti: vi suonarono, fra i tanti, De Andrè, Guccini, Miguel Bosè e Lucio Dalla. All’epoca i concerti non si tenevano negli stadi e le star della musica andavano nelle discoteche e il Marabù, con i suoi tremila posti di capienza, era una delle più grandi d’Italia.

Ma Gasparini non era solo il patron del Marabù. Era un pure un editore che con la sua Olma, fondata con Daniele Piombi, pubblicava i mensili Tuttoreggio (il Facebook delle discoteche reggiane degli anni Novanta, ndr) e Forza Reggiana, più tutta una serie di libri sulla storia reggiana.

Infine Gasparini fu l’inventore del premio del Paroliere che si tenne a Reggio per anni e che ospitò, fra gli altri, artisti del calibro di Morricone, Gaber e Aznavour. Un suo grande amico, l’ex deputato socialista reggiano, Mauro Del Bue, lo ricorda così: “Era un personaggio unico, in tutti i sensi. Si litigava in modo furioso, ma subito dopo con lui si faceva pace e si andava a bere un caffè. Era un viscerale, ma un bel personaggio”.

Il ricordo di Del Bue: “Una vita spericolata”
L’ex parlamentare socialista Mauro Del Bue, grande amico di Gasparini, lo ricorda così: “Credo di averlo conosciuto bene Sandro Gasparini, di professione inventore. Se n’è andato per sempre dopo una grave e breve malattia. Era dotato d’ingegno e di forza di carattere, come tutti gli inventori. Quelli che creano mondi nuovi. Sandro creò per primo, assieme a Daniele Piombi, il Premio del paroliere, dedicato alla canzone d’autore. Una rassegna che portò a Reggio il meglio della poesia e della musica italiana. Da Mogol, a Migliacci, a Bigazzi fino a Gaber, Paoli e Lauzi, e con loro Renzo Arbore. Perché il premio si allargò anche alle orchestre e ai grandi cantautori europei. Ricordo tra i tanti Ennio Morricone e Charles Aznavour. Sandro alla fine, mentre il suo amico Daniele fece fortuna col Premio regia televisiva, non ci guadagnò una lira. Inventò con Marcella Bella e poi Callegari, mentre montava la febbre del sabato sera, la più grande discoteca dell’Emilia, forse del nord, il Marabù, che aprì i battenti nel 1977 e che ospitò i grandi cantanti italiani e stranieri, da Fabrizio De Andrè a Grace Jones. E accompagnò la crescita di generazioni di reggiani intenti a scoprire il ballo e le ragazze. Quando chiuse i battenti, sull’onda della promozione dei grandi concerti negli stadi e nei palazzi dello sport, nonché dei pub per gli incontri serali, Sandro lo vidi piangere. Non si rassegnava alla vendita di quello stabile e di quell’area. Pasticciò e litigò coi suoi soci. Credo che alla fine ci abbia anche rimesso dei soldi. Infine la sua attività editoriale con la casa editrice Olma che pubblicava il mensile reggiano Tuttoreggio e per un periodo il Forza Reggiana col figlio Alessandro. Prima ancora aveva creato la Strenna del banchiere (era dipendente della Banca agricola commerciale, poi si licenziò) e poi il mensile di costume Reggionotte. Sono pochi i giornalisti reggiani che non sono passati dalle sue grinfie. Che non hanno sorbito le sue urla, i suoi gemiti. Che non lo hanno visto con le forbici in mano a tagliuzzare fotografie e articoli, d’estate a dorso nudo nella sua sede di via Gran Sasso, sudato, agitato, preso da fremiti e da impulsi anomali. Che non lo hanno sentito litigare coi tipografi e poi offrire il caffé a tutti. Autentico, come tutti i creativi. Quando si litigava lo si faceva senza ritegno. E poi ciccia e via a scrivere e a progettare. Mi raccontò che una volta non aveva un soldo (come in quasi tutta la vita) e inventò il premio alla migliore vetrina reggiana. Parteciparono in tanti. E lui poté partire per le ferie a Cesenatico. Col necessario, grazie alle vetrine. Che bisogno c’era di un posto fisso? Lui l’aveva, caro Zalone, e non lo sopportava. Meglio una vita spericolata. Indomabile. Alla Sandro Gasparini. Ottantatré anni senza mai sentirli”.