La casa del sindaco: chi accusa ha la memoria corta

27 gennaio 2016 | 15:53
Share0
La casa del sindaco: chi accusa ha la memoria corta

Sarebbe bene che le forze di opposizione leggessero meglio la storia degli ultimi decenni a Reggio. Questo, forse, aiuterebbe a capire meglio quello che è avvenuto e ad evitare certe derive populiste che non fanno bene alla guerra alla ‘ndrangheta

REGGIO EMILIA – Nel duro attacco che in questi giorni le forze di opposizione, in primis il Movimento 5 Stelle, fanno al sindaco Luca Vecchi e a sua moglie, Maria Sergio, non si tiene conto, forse non a caso, di quello che è accaduto realmente negli ultimi trent’anni in questa città.

Maria Sergio, sentita due anni fa come persona informata dei fatti dalla Dda di Bologna, per aiutare gli inquirenti a inquadrare meglio il fenomeno delle infiltrazioni malavitose sul nostro territorio, disse una cosa, riportata oggi dal Resto del Carlino, su cui bisognerebbe riflettere: “Ci sono stati anni dove si è costruito con una media di 1.800 alloggi all’anno. Un dato sproporzionato rispetto alle province vicine. In alcuni casi, rispetto ad alcune città, si avvicinava quasi a un trend doppio e (…), comunque, un trend piuttosto elevato rispetto alla domanda”.

La Sergio si riferisce al periodo compreso tra il 1995 e il 2002 in cui lei non era dirigente del servizio pianificazione urbana dato che lo divenne dal 2004 fino al settembre 2014 quando, poi, divenne dirigente del settore territoriale e trasformazioni edilizie del Comune di Modena. Ma ancora, parlando degli studi fatti prima di realizzare il nuovo piano regolatore di Reggio Emilia e degli accorgimenti adottati, la Sergio spiegava come “lotti edificabili sono stati proprio cancellati e, soprattutto, sono state inserite procedure attuative molto più rigide per programmare l’attuazione”.

Quello che la Sergio dice è vero ed è facilmente verificabile attraverso gli atti del Comune. A Reggio ci fu, negli anni Novanta e nei primi anni del Duemila, con la giunta Spaggiari e con Malagoli all’assessorato all’urbanistica una cementificazione selvaggia di questo territorio in cui le aziende edili, sopratutto calabresi, la fecero da padrone. La Sergio, allora, non era dirigente all’urbanistica e suo marito Luca Vecchi non era nemmeno consigliere comunale.

La Sergio divenne dirigente con Delrio. L’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, fedele anche alle battaglie urbanistiche che aveva fatto contro la giunta Spaggiari con la Margherita (per cui era stato consigliere regionale) attuò, come la Sergio ha detto agli inquirenti, dove possibile, una riduzione del piano regolatore generale varato dalla precedente giunta cercando di far costruire il meno possibile. Anche questo è agli atti e si può verificare. Vecchi, lo ricordiamo, divenne capogruppo del Pd solo nel 2009.

Le infiltrazioni di ‘ndrangheta nel mondo dell’edilizia, dunque, risalgono a un periodo molto precedente alla giunta Vecchi e anche a quella Delrio. Qualcuno oggi, come l’ex capogruppo dei Ds nell’epoca Spaggiari, Franco Corradini, vuole rifarsi una verginità addossando colpe a questi due sindaci quando, invece, era lui nella stanza dei bottoni allora. Ma la verità, che piaccia o meno, è questa. Politicamente e nei fatti fra l’epoca Spaggiari e quella Delrio e Vecchi c’è una cesura netta.

Vecchi, da quando è diventato sindaco, ha messo in campo, con l’assessore Pratissoli, una variante in riduzione di un milione e 350.000 metri quadrati, corrispondenti al 30% delle previsioni residenziali per nuove aree di trasformazione, di terreni che da edificabili torneranno agricoli. Vero è che la variante è anche una boccata d’ossigeno per imprenditori che non ce la fanno più a pagare tasse su terreni edificabili acquistati e sui cui non costruiranno mai case. Ma è anche vero che è una variante che va nella direzione di una maggiore sostenibilità ambientale.

L’attuale sindaco ha varato un protocollo antimafia durissimo che prevede controlli ferrei nelle concessioni edilizie. Qualcuno dirà: “Troppo tardi”. Forse. Però lo ha fatto. Forse sarebbe bene che le forze di opposizione leggessero meglio la storia degli ultimi decenni a Reggio. Questo aiuterebbe a capire meglio quello che è avvenuto e ad evitare certe derive populiste che non fanno bene alla guerra alla ‘ndrangheta che tutte le forze politiche dovrebbero combattere. Insieme.