Arcigay: “Macché De Lucia, vogliamo le scuse della lobby cattolica integralista”

29 ottobre 2015 | 14:49
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Arcigay: “Macché De Lucia, vogliamo le scuse della lobby cattolica integralista”

Il direttivo: “Caselli, Cigarini e Saccardi si dimettano e si propongano per il prossimo Consiglio Pastorale”

REGGIO EMILIA Il 26 ottobre il consiglio comunale di Reggio Emilia ci ha regalato una pagina di una tristezza indimenticabile. Forza Italia, partito fondato e guidato da un noto eroe della moralità cattolica, si è eretto a strenuo difensore della curia. In particolare, ha pensato bene di scrivere (a mano, coerentemente con il pensiero ottocentesco espresso) una mozione d’urgenza di censura contro il consigliere comunale Pd Dario de Lucia, reo di avere – udite udite – scritto su facebook un’innegabile verità: che il nostro caro vescovo, Massimiliano Camisasca, promuove la discriminazione omofobica e transfobica.

Per chi fosse stato su Urano negli ultimi mesi, Camisasca è quel vescovo che appoggia e talvolta partecipa personalmente ad incontri omofobi come quelli di Regina Pacis (“omosessualità e sdoganamento della pedofilia”) Montecavolo (in cui era presente) e Rubiera, apice dell’odio senza diritto di replica. Quel vescovo che – non soddisfatto delle ore di religione nelle scuole pagate da noi – ha creato un “Osservatorio” sulle scuole statali. E che continua a ostacolare la lotta ai bullismi (come le 4 pagine a colori su La Libertà a giugno) in nome del diritto di discriminazione.

Insomma, una mozione che si doveva accogliere tra le risate generali. E invece il nostro consiglio comunale quella mozione l’ha discussa per quasi due ore (sono queste le urgenze della nostra città, secondo i nostri eletti) ed approvata, grazie proprio ai voti del Pd e all’astensione incomprensibile del Movimento 5 Stelle. Trentadue consiglieri votanti (sindaco compreso), un solo voto contrario: Lucia Lusenti di SEL. Ma che razza di gente abbiamo eletto?

De Lucia ha espresso un giudizio chiaro e fondato sull’operato di Camisasca che, ricorda la mozione, gestisce certo la mensa del vescovo (vorremmo pure vedere che si metta a smantellare una istituzione storica e fondamentale) ma che si è sempre distinto per la sua promozione della discriminazione nei confronti delle famiglie Lgbt. Non è il ruolo del “vescovo” in discussione: è Camisasca proprio. Basti pensare al nuovo vescovo di Modena, Castellucci, che sulla questione LGBT usa parole di amore, non di odio. Ma niente, a Reggio questo non si può dire, la libertà di parola vale solo per le Sentinelle e per gli omofobi, secondo questa gente.

Come dice giustamente Fabiana Montanari, presidente di Arcigay Reggio Emilia: “Se De Lucia deve chiedere scusa al vescovo, noi ci attendiamo le scuse di tutta la lobby cattolica integralista, primo fra tutti Camisasca stesso. Sarebbe ora che la curia la piantasse di mettersi di traverso sulle questioni dei diritti e della laicità, e che gli organi dello Stato, a partire dal consiglio comunale di Reggio Emilia, si ricordassero di non essere nello Stato Vaticano, né di essere stati eletti in un Consiglio Pastorale”.

Reggiani, questa figuraccia nazionale ci deve far riflettere: ci sono persone che siedono in consiglio comunale senza aver capito nulla della separazione tra Stato e Chiesa. Che i vari Caselli, Cigarini e Saccardi (i tre consiglieri Pd che hanno votato a favore della mozione) si dimettano e si propongano per il prossimo Consiglio Pastorale. Sugli altri astenuti (a partire dal sindaco Luca Vecchi e dal Movimento 5 Stelle) non favelleremo oltre: sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.