Severi: “L’Emilia deve fare sempre di più sistema”

30 giugno 2015 | 16:07
Share0
Severi: “L’Emilia deve fare sempre di più sistema”

Per il presidente di Unindustria i tempi sono maturi per far sì che i sistemi locali di Piacenza, Parma, Modena e Reggio Emilia elaborino insieme “obiettivi strategici d’area vasta” per lo sviluppo

REGGIO EMILIA – “Nei giorni scorsi sono stati resi noti i risultati di una grande ricerca realizzata dalla società “KFinance” per Borsa Italiana su un campione di oltre 53.000 imprese manifatturiere italiane con un fatturato superiore a cinque milioni di euro. L’obiettivo di questa approfondita analisi era la misurazione della capacità di produrre valore individualmente e come sistemi territoriali.

Lo studio dei bilanci d’esercizio 2013 ha sancito il primato delle imprese industriali della provincia di Reggio Emilia; dunque, ci collochiamo al vertice nazionale per capacità di generare valore. Un dato di grande importanza, per la nostra realtà economica e sociale, che merita alcune riflessioni.”

La tenuta del sistema reggiano. “La prima è la conferma di quanto ho sostenuto durante l’Assemblea Generale di Unindustria Reggio Emilia tenutasi nelle scorse settimane al Teatro Municipale. In quella occasione avevo riferito che “nonostante l’andamento negativo del commercio, la durissima crisi del settore edile e le gravi difficoltà della cooperazione, il sistema reggiano ha confermato, grazie alla manifattura, una elevata capacità di tenuta”. Se da una parte i risultati dell’indagine di “KFinance” convalidano questa valutazione, dall’altra è indispensabile ricordarci che questa performance è stata possibile grazie alle imprese vocate all’export, alle loro filiere locali e alla capacità che questo sistema produttivo ha espresso in termini di innovazione, internazionalizzazione e capacità di presidiare i settori globali di riferimento.
Ma attenzione, non possiamo dimenticare che nel nostro territorio esiste anche una realtà produttiva, orientata prevalentemente al mercato locale e nazionale, ancora immersa nella grave crisi che da sette anni paralizza il Paese.”

Nessuno dorma sugli allori. “La seconda considerazione è che la leadership nella produzione di valore deve rappresentare il punto di partenza per migliorare ulteriormente il posizionamento competitivo del sistema reggiano all’interno dell’economia globale fondata sulla conoscenza. In altri termini, dobbiamo rifuggire dal compiacimento impegnandoci nella “costruzione” di “innovazioni di sistema”. Mi riferisco a progetti che coinvolgono non solo le imprese, ma anche la Pubblica Amministrazione, le categorie economiche, i lavoratori, il terziario, le scuole, le università, le banche, le professioni e i cittadini di un territorio.”

Innovazioni di sistema. “Colgo questa occasione per ricordare sinteticamente le “innovazioni di sistema” alle quali ho fatto riferimento nel corso dei lavori assembleari. La prima è il progetto di Reggio Emilia Innovazione che deve diventare il soggetto territoriale preposto al trasferimento delle conoscenze in favore delle piccole e medie imprese reggiane.”

Tecnopolo. “La seconda “innovazione di sistema” è costituita dal progetto del Parco dell’innovazione, conoscenza e creatività di Reggio Emilia e, in particolare, del suo cuore: il Tecnopolo. Un progetto complesso, il cui esito non è affatto scontato, per la realizzazione del quale sono indispensabili tanto le risorse pubbliche, quanto l’intervento dei privati non solo per l’edificazione del secondo stralcio ma anche per la definizione degli assetti proprietari e del progetto.”

Soggettività mediopadana. La terza e ultima “innovazione di sistema” è quella riferita all’emergente “soggettività mediopadana” messa a fuoco proprio dagli industriali reggiani. Questa visione trova un’ulteriore e formidabile conferma nei dati emersi dall’indagine di “KFinance”. Nelle prime cinque posizioni, infatti, troviamo, dopo Reggio Emilia, le province di Modena e Parma. Una coerenza di risultati che non è casuale in quanto determinata da sistemi produttivi con vocazioni prevalenti diverse ma complementari e integrati sul piano territoriale. Se osserviamo questi sistemi locali confinanti possiamo cogliere, nella loro “filigrana” economico-sociale, i presupposti di una reale, competitiva e innovativa “piattaforma territoriale” di classe europea. Una realtà che deve essere con urgenza “scoperta” e valorizzata.”

Fare lobby. “I tempi sono maturi per far sì che i sistemi locali di Piacenza, Parma, Modena e Reggio Emilia apprendano a connettersi per definire in maniera condivisa gli obiettivi strategici d’area vasta, gli strumenti per raggiungerli e le conseguenti azioni di lobbying.

Per il momento godiamoci il meritato successo; facciamolo ricordandoci che l’intera comunità reggiana deve impegnarsi per consolidare questo primato perseguendo, tra gli altri obiettivi, anche la collaborazione con le province vicine. Dipende prima di tutto da noi.”