Acqua pubblica, Sel a Pd: “Stop a newco avrà conseguenze”

11 giugno 2015 | 18:33
Share0
Acqua pubblica, Sel a Pd: “Stop a newco avrà conseguenze”

Confcooperative stempera i toni: esistono altre vie, per esempio quella della coop

REGGIO EMILIA – Il nodo dell’acqua pubblica resta ancora al centro dell’agenda politica di Reggio Emilia. E sul tema, che in questi giorni ha avuto per protagonisti amministratori locali, la direzione del Pd e tanti cittadini che si sono espressi per una ripubblicizzazione della gestione ora affidata a Iren, prendono oggi posizione anche Sel e Confcooperative.

Il partito, annunciando la sua partecipazione alla manifestazione dei comitati referendari di sabato prossimo, ribadisce che dal processo non si puo’ piu’ tornare indietro. La centrale cooperativa invece si allinea alla posizione del Partito democratico che ha bocciato il progetto di una nuova societa’ 100% pubblica, ma suggerisce una soluzione intermedia come quella di una “cooperativa di utenti”.

Nello specifico: il deputato Giovanni Paglia e i consiglieri regionali di Sel Igor Taruffi e Yuri Torri, contestano lo stop impresso dal Pd e avvisano che “e’ un atto profondamente sbagliato, che non puo’ non avere conseguenze sul piano politico”. Una posizione ribadita anche dal coordinatore provinciale vendoliano Michele Bonforte, che qualche giorno fa aveva minacciato di uscire dalle giunte in cui il partito e’ presente in coalizione col Pd, come nello stesso Comune di Reggio. Per Paglia, Torri e Taruffi “e’ inaccettabile infatti che ancora una volta si invochino presunte difficolta’ normative per mascherare scelte politiche e che dopo sei mesi dall’approvazione della legge di stabilita’ ci si accorga, improvvisamente, di eventuali problemi generati da essa”.

I vendoliani smontano cosi’ la tesi dei dem: “Il comma 609 della Legge di stabilita’ prevede infatti, per chi riceva affidamenti in house di servizi, l’obbligo di redigere un bilancio consolidato e di accantonare una somma pari al capitale proprio, che sarebbe a dire al patrimonio netto”. Ma “redigere un bilancio consolidato non significa essere sottoposti a vincoli relativi al patto di stabilita’, e il capitale proprio della nuova societa’ pubblica potrebbe serenamente essere di 50.000 euro, se si scegliesse la via della Spa al 100% pubblica, ottemperando alle necessita’ con l’accensione di debito”.

Per Sel “non si capisce quindi in cosa i bilanci dei Comuni sarebbero paralizzati”. Insomma dicono i consiglieri regionali e il deputato, “e’ arrivato il momento in cui e’ necessario prendersi le proprie responsabilita’: in Regione lavoriamo per una legge regionale che difenda le ripubblicizzazioni, ma intanto Reggio Emilia, che e’ stata laboratorio di politiche innovative in questo campo, non puo’ tornare indietro e prevedere di affidare con una gara un servizio fondamentale come quello idrico”.

Quella della societa’ pubblica partecipata dai Comuni, dice dal canto suo Confcooperative, “e’ un’ipotesi che appare a nostro avviso impraticabile per questioni legate a costi, efficienza e competenze che sono invece gia’ ben affrontate dalla multiutility”. Ma “da qui al non aprire alcuna altra possibilita’, il dibattito pare eccessivamente riduttivo”. Infatti “esistono nel mondo esperienze di successo – sottolinea la centrale delle cooperative – legate a cooperative di utenza, sulle quali e’ opportuno uno studio per verificare se anche a Reggio Emilia esistessero condizioni tali da renderle replicabile”.

Ma se anche questa via, quella della coop, “non fosse praticabile, o se gli studi impantanassero il confronto anziche’ accelerarlo – incalza Confcooperative – non e’ gia’ oggi possibile una convergenza di interessi maggiore attorno ad Iren, con una governance piu’  ampia e partecipata attorno al ramo d’azienda che si occupa dell’acqua come bene comune?”.

Il messaggio che arriva dalle coop, in ogni caso e’ molto chiaro: un invito agli amministratori e ai politici ad allargare lo sguardo perche’, “se il dibattito acceso sull’acqua pubblica e sulle sue modalita’ di gestione si concludesse cosi’, con amministratori pubblici e politici che a maggioranza bocciano il piano Tutino e non esprimono alcuna nuova proposta, i primi ad essere sconfitti sarebbero proprio gli amministratori pubblici, elusivi di fronte alla richiesta di maggiore chiarezza e partecipazione da parte dei cittadini”.

E’ necessario invece, chiudono da Largo Gerra, “un supplemento di riflessione che tenga conto di opportunita’ e possibilita’ che un po’ troppo semplicisticamente sono state ignorate in una contrapposizione di piani e opinioni il cui esito appariva scontato” (Fonte Dire).