Torino, indagine Coopsette: il giallo dei dieci milioni spariti

7 maggio 2015 | 10:14
Share0
Torino, indagine Coopsette: il giallo dei dieci milioni spariti

La Regione Piemonte autorizzò la variante per il grattacielo costruito dal pool di imprese capitanato dalla coop reggiana, ma il risparmio non è tornato nelle casse dell’ente

REGGIO EMILIA – Un risparmio di dieci milioni di euro, sui 256 previsti, dovuti a una serie di varianti che avrebbero garantito un risparmio che, tuttavia, non sarebbe tornato nelle casse della Regione ma potrebbe essere rimasto al pool di aziende che sta costruendo il grattacielo realizzato da Fuskas della Regione a Torino e che è capitanato da Coopsette, un cui dirigente è indagato dalla procura di Torino per corruzione e turbativa d’asta insieme con altri cinque tra funzionari regionali e imprenditori.

L’inchiesta è condotta dai pubblici ministeri Stefano Demontis e Giancarlo Avenati Bassi, e dal procuratore aggiunto Andrea Beconi. La relazione della Finanza mostra che la mega variante da 17 milioni (poi diventati 56), autorizzata dalla Regione pochi mesi dopo l’avvio del cantiere, avrebbe consentito un risparmio di circa 10 milioni sui costi totali dell’appalto. Circa il 4%, molti di più quindi dello 0,005% che appare sulle determine approvate alla vigilia di Natale del 2013 con cui si dava il via libera gli interventi: fondale, pilastri, solai, rivestimenti, cemento armato al posto dell’acciaio. Modifiche troppo invasive per giustificare un risparmio così basso.

A questo punto la Regione avrebbe pagato più di quanto dovuto, ma quei soldi non sarebbero tornati nelle casse dell’ente. Dove sono finiti? Bisogna ricordare che nei mesi scorsi erano emersi alcuni versamenti illeciti effettuati dal raggruppamento di imprese, denominato Trp, Torreregionepiemonte, e destinati alla Lega Nord.

Il denaro era stato erogato attraverso la sponsorizzazione a una associazione sportiva di Bra che organizzava il tour ciclistico della Padania, presieduta dall’ex sottosegretario agli Interni Michelino Davico, oggi senatore, fuoriuscito dalla Lega qualche mese fa per approdare al gruppo Grandi autonomie e libertà. Oltre cinquantamila euro versati all’associazione dilettantistica Monviso-Venezia pochi giorni dopo la firma del contratto definitivo per il grattacielo e rinnovati per almeno tre anni, anche quando il giro della Padania si era estinto.

Tutte le aziende avevano versato la quota assegnata a ciascuna di loro su un conto corrente intestato all’associazione presso la filiale della banca Bnl in Senato. Nove mesi dopo aver vinto la gara le aziende avevano infatti già rivisto l’opera con una variante che avrebbe garantito due mesi di lavori in meno, ma soli 13 mila euro di risparmi. Una modifica concordata a priori, secondo gli investigatori, anche per fare in modo che alcuni subappalti venissero affidati all’azienda dell’ex presidente della Regione Ezio Enrietti, uno degli indagati.

L’indagine dovrà quindi stabilire se quei soldi siano diventati un “tesoretto” spartito tra le aziende dell’Ati o se siano diventate un fondo per oliare il sistema pubblico. La procura torinese ha già indagato un dipendente della Coopsette per finanziamento illecito alla Lega Nord, relativamente alla sponsorizzazione da 25mila euro andata al giro della Padania, tour ciclistico organizzato dal Carroccio.

Il presidente di Coopsette, Fabrizio Davoli, aveva confermato la sponsorizzazione sostenendo che “rientrava nell’ambito dello storico impegno della Cooperativa teso alla valorizzazione degli eventi a carattere culturale, sportivo e sociale” e ritenuta quindi del tutto lecita.